Alla ricerca di una vita possibile
di Enrico Bellone

A volte penso al mio passato pesco qua e là, nelle memorie che il cervello mi ha fabbricato e conservato, frammenti di vario genere. Mi succede di ritrovare persone o libri che mi hanno segnato, ricordi banali che per qualche ragione oscura sono rimasti nei cassetti o fatterelli di cui a malapena catturo aspetti confusi. Mi dicono che tutti si comportano in questo modo, nel senso che tutti noi, quando ci guardiamo alle spalle nel tempo, incontriamo problemi e difficoltà nella ricostruzione delle nostre storie individuali. Sembra, insomma, che ogni momento di ogni storia sia stato troppo affollato da incroci con altre storie e che, di conseguenza, sia difficile ricordare bene quando è successo in ciascun incrocio. Sembra anche che, spesso e volentieri, l'opacità delle memorie sia il risultato delle nostre distrazioni passate, o della fretta con cui abbiamo imparato malamente a convivere.

Il nostro approccio con il passato è comunque importante. La storia che abbiamo a monte è, infatti, sia la radice del nostro essere qui e ora, sia la base delle scelte che stiamo per fare o che faremo nei giorni a venire. Sto dicendo, in altre parole, che il mio passato è una parte fondamentale della mia vita possibile, e cioè delle mie aspettative e delle mie decisioni.

A proposito del mio passato ritengo di avere una certezza: tutti gli eventi della mia trascorsa storia personale, anche quelli che ho dimenticato o che ricordo in modo inesatto, sono immodificabili. Essi non fanno parte di una rete di possibilità sulla cui struttura io possa intervenire per effettuare qualche correzione. Facendo leva su metafore e analogie, potremmo dire che l'insieme di quegli eventi assomiglia a una sequenza di sassolini messi in fila e legati l'uno all'altro da un filo immaginario che, sin da bambini, abbiamo imparato a indicare con il nome "tempo".

E il futuro? Ebbene, gli eventi del futuro non ci appaiono, per lo meno a prima vista, concatenati e fissi come quelli del passato. Abbiamo l'impressione (o la speranza) che domani o tra quattro mesi ci accadrà qualcosa la cui realizzazione ha un carattere probabilistico e condizionato, in misura più o meno ampia, da scelte che noi faremo ora o fra due settimane. Questa impressione (questa speranza?) ci porta ovviamente a credere che il futuro, a differenza del passato, sia completamente indeterminato, in quanto ciascuno di noi ha una certa libertà di fare scelte e prendere decisioni dalla cui natura sorgeranno, con il fluire del tempo, alcuni risultati e non altri. Come si diceva in una canzonetta d'altri tempi, Che sarà, sarà. Siamo infatti propensi a coltivare l'idea che esista, a valle del qui e ora, una vita possibile in cui diramarsi assomiglia a un albero con infinite biforcazioni. Il rametto in cui staremo appollaiati fra due settimane dipenderà, in parte, da ciò che ora facciamo su quest'altro rametto. E così abbiamo l'idea che, tutto sommato, godiamo di una notevole libertà di scelta, pur essendo certi che altre cose, accanto a quelle che dalla nostra libertà decisionale dipendono, influiranno sul nostro futuro.

Questo modo di credere in Che sarà, sarà ha un aspetto gradevole e consolatorio. Ci distrae dal chiedere se davvero il futuro è simile al passato, e ci fa sperare nella possibilità di essere agenti consapevoli  nella progettazione del futuro. La vita passata è messa tra parentesi e la vita possibile è soltanto quella che non abbiamo ancora sperimentato ma che non sfugge del tutto alla nostra libertà progettuale.

Eppure esiste, a proposito della vita possibile, un punto di vista leggermente meno consolatorio. Supponiamo davvero che io, qui e ora, decida di fare qualcosa allo scopo di ottenere, domani, un dato risultato. Supponiamo, per semplicità, che io debba scegliere fra cinque alternative possibili. In questa situazione, il mio futuro ravvicinato ha dunque la forma di un punto - qui e ora - dal quale escono cinque rametti, e la mia scelta dovrebbe offrirmi buone probabilità di trovarmi, domani, sul rametto che desidero.

Supponiamo poi che tra mezz'ora, e cioè dopo aver effettuato la scelta, io mi possa guardare alle spalle per vedere se ho agito bene, ovvero per controllare se davvero ho imboccato la strada giusta tra le diramazioni della mia vita possibile. Non mi vedrò su un rametto distinguibile dagli altri quattro, perché questi ultimi non esistono più. Vedrò, che la fila dei sassolini del mio passato s'è di un poco allungata: quel futuro potenziale, che credevo d'avere sotto gli occhi mezz'ora fa, è scomparso e s'è trasformato in un ulteriore frammento del passato immodificabile.

Nulla di strano, a dire la verità. Eppure qualcosa è cambiato. Ce ne accorgiamo non appena ci viene in mente che il nostro futuro - qualunque cosa esso sia - si azzera di colpo con la morte biologica. Se io potessi, un attimo prima dell'azzeramento, percepire la forma di tutto il mio passato, allora vedrei, semplicemente, una fila di fatti tra loro rigorosamente concatenati. Così vanno le cose in queste mondo. L'idea che. esista una vita possibile, intesa come un ventaglio di possibilità su cui agire in nome dell'azione consapevole, si basa su un duplice peccato di immodestia: su una visione antropocentrica della natura e su una smodata sopravvalutazione dei gradi di libertà realmente disponibili per l'agire umano.

Non si perde la libertà se si rinuncia a una filosofia consolatoria. Basta accettare la concezione einsteniana secondo cui la libertà è la consapevolezza dei vincoli. Anche questa è una vita possibile: ci aiuta a capire, con serenità, che, come sembra dicesse Eraclito, ogni giorno il sole è nuovo.


ENRICO BELLONE: nato nel 1938 e laureato in Fisica nel 1962, ha vinto nel 1980 il concorso a cattedra in Storia della Scienza. Ha insegnato nelle Università di Lecce e di Genova. Nel 1994 è stato chiamato alla Cattedra di Storia della Scienza nell'Ateneo di Padova. Dal 1996 è direttore della rivista "Le Scienze".
Tra le sue pubblicazioni figurano: Il mondo di carta, Mondadori, 1976 e MIT Press 1980,1982; I nomi del tempo, Boringhieri, 1986; Opere scelte di Albert Einstein, Boringhieri, 1988; Caos e armonia, UTET, 1990. Saggio naturalistico sulla conoscenza, Boringhieri, 1992; Spazio e tempo nella nuova scienza, La Nuova Italia Scientifica, 1994.