La concezione mazziniana del lavoro


L'Internazionale è un'associzione operaia socialista di lavoratori di tutto il mondo, con lo scopo di coalizzare il proletariato contro il capitalismo. La 1ª Internazionale, costituita a Londra nel 1864, finì nel 1876, fondamentalmente per il dissidio tra Marx, suo fondatore, e Bakunin. La 2ª Internazionale, detta anche Internazionale Socialista, sorse a Parigi nel 1889 e si trasferì poi ad Amsterdam; non riuscì ad avere influenza rilevante nei momenti decisivi delle crisi internazionali, giacché i partiti socialisti dei vari paesi non seppero svincolarsi dalle esigenze e dai problemi nazionali nel corso della 1ª Guerra Mondiale; travolta dalla 2ª Guerra Mondiale è stata ricostituita col congresso di Francoforte (1951). La 3ª Internazionale, comunista (Comintern), venne fondata a Mosca (1919) dai partiti comunisti al fine di promuovere la rivoluzione mondiale. Nel 1935 iniziò la politica dei fronti popolari, che operarono in Francia e Spagna; fu sciolta da Stalin nel 1943. La 4ª Internazionale sorse in Francia nel 1938 in seguito al distacco dalla 3ª Internazionale della corrente Trotzkiy.
Il documento che segue fu scritto da Giuseppe Mazzini 23 anni dopo che erano venute fuori le teorie di Karl Marx, ed è in questo documento che Mazzini fa le sue critiche ed esprime le sue idee sul lavoro e su come dovrebbe essere, secondo lui, il mondo del lavoro.

In questo brano si veda la misura delle differenze che separano la concezione mazziniana da quella marxista e anarchica. La tensione religiosa la rende anche nettamente distinta dagli evoluzionisti laici e dagli anticlericali della sinistra borghese.

Molti fra voi m'amano e sanno ch'io v'amo... E s'oggi m'indirizzo a voi, lo fo per avvertirvi d'un pericolo che vi minaccia e sta in voi soli d'allontanare. Di mezzo al moto normale degli uomini del lavoro è sorta un'associazione che minaccia falsarlo nel fine, nei mezzi e nello spirito al quale v'ispiraste finora e dal quale soltanto otterrete vittoria. Parlo dell'Internazionale. Quest'associazione, fondata anni addietro in Londra e alla quale ricusai fin da principio la mia cooperazione, è diretta da un consiglio, anima del quale è Carlo Marx, tedesco, uomo d'ingegno acuto, ma, come quello di Proudhon, dissolvente; di tempra dominatrice, geloso dell'altrui influenza, senza forti credenze filosofiche o religiose, temo, con più elemento d'ira, s'anche giusta, che non d'amore nel cuore...
I principi promossi dai capi e dagli influenti dell'Internazionale sono: negazione di Dio, cioè dell'unica, ferma, eterna base dei doveri vostri e dei vostri diritti, dei doveri altrui verso la vostra classe, della certezza che siete chiamati a vincere e che vincerete. Cancellata l'esistenza di una prima causa intelligente, e cancellata l'esistenza di una Legge Morale suprema su tutti gli uomini e costituente per tutti un obbligo, è cancellata la possibilità d'una legge di progresso, d'un disegno intelligente regolatore della vita dell'Umanità: progresso e moralità non sono più che fatti transitori, senza sorgente fuorché nelle tendenze, negli impulsi dell'organismo di ciascun uomo, senza sanzione fuorché dall'arbitrio di ognuno, da interessi mutabili o dalla forza...
Negazione della Patria, della Nazione - cioè del punto di appoggio alla leva colla quale potete operare a pro' di voi medesimi e dell'Umanità: ed è come se vi chiamassero al lavoro negandovi ogni divisione del lavoro stesso o chiudendo davanti a voi le porte dell'opificio. La Patria vi fu data da Dio perché in un gruppo di venticinque milioni di fratelli affini più strettamente a voi per nome, lingua, fede, aspirazioni comuni e lungo glorioso sviluppo di tradizioni e culto di sepolture di cari spiriti e ricordi solenni di Martiri caduti per affermar la Nazione, trovaste più facile e valido aiuto al compimento d'una missione, alla parte di lavoro che la posizione geografica e le attitudini speciali v'assegnano... Alla Nazione l'Internazionale sostituisce il Comune, il Comune indipendente, chiamato a governarsi da sé... Ma non leggete appunto nella progressione ascendente seguita ovunque dalla famiglia al Comune, dal Comune alla Nazione, dalla Nazione isolata al concetto della Federazione delle Nazioni, l'opera della Legge che vi chiama a stringervi più sempre in più vasta e intima associazione? ... Abbiate educazioni e leggi affidate in quasi nove mila Comuni a influenze predominanti per un tempo negli uni o negli altri uomini di progresso o retrogradi, d'unitari o federalisti, di credenti in Dio e nell'anima immortale o di materialisti o di clericali cattolici; e avrete, dopo un terzo di secolo, rinati tutti i piccoli egoismi locali, financo il nome di Patria svanito e risorte le risse civili del Medioevo; e intanto angustia di mezzi per ogni dove, tronche le vie ai grandi sviluppi politici, intellettuali, economici, ridotta la vita italiana a povera, gretta esistenza vegetativa. Il concetto dell'Internazionale guida inevitabilmente all'anarchia e all'impotenza.
Negazione d'ogni proprietà individuale - cioè di ogni stimolo alla produzione da quello della necessita di vivere infuori. La proprietà, quando è conseguenza del Lavoro, rappresenta l'attività del corpo, dell'organismo, come il pensiero rappresenta quella dell'anima: è il segno visibile della nostra parte nella trasformazione del mondo materiale, come le nostre idee, i nostri diritti di libertà e d'inviolabilità della coscienza sono il segno della nostra parte nella trasformazione del mondo morale. Chi lavora e produce ha diritto sui frutti del proprio lavoro; in questo risiede il diritto di proprietà. E se la maggiore o minore attività nel lavoro è sorgente d'ineguaglianza, quell'ineguaglianza materiale è pegno d'ineguaglianza morale, conseguenza del principio che ogni uomo deve essere retribuito a seconda dell'opera sua: avere quanto egli ha meritato. Bisogna tendere all'impianto d'un ordine di cose nel quale la proprietà non possa diventar monopolio e non scenda in futuro se non dal lavoro nel quale, quanto al presente, le leggi tendano a scemare gradatamente il suo permanente concentramento in poche mani e si giovino d'ogni giusto mezzo ad agevolare la trasmissione e il riparto...
Quelle idee che i secoli vi trasmettono... voi potete e dovete modificarle, purificarle, migliorarne lo svolgimento e l'applicazione, non abolirle. Dio, l'immortalità della vita, la Patria, il Dovere, la Legge Morale, che sola è sovrana, la Famiglia, la Proprietà, la Libertà, l'Associazione sono tra quelle.
Voi - perché meritaste col sacrificio, perché non cercaste di sostituire alle altre la vostra classe, ma d'innalzarvi con tutte, perché invocaste una diversa condizione economica, non per egoismo di godimenti materiali, ma per potere migliorarvi moralmente e intellettualmente - avete oggi diritto a una Patria di liberi e d'uguali nella quale abbiate comune con tutti i vostri fratelli l'educazione, comune il voto per contribuire, all'avviamento progressivo del paese, comuni l'armi per difendere la grandezza e l'onore, esente da ogni tributo diretto o indiretto, il necessario alla vita, libertà di lavoro e aiuti ove manchi o dove lo vietino gli anni o le malattie, poi favore o agevolezza di credito nei vostri tentativi per sostituire a poco a poco al sistema attuale del salario il sistema dell'associazione volontaria fondata sull'unione del lavoro e del capitale nelle stesse mani. Non vi sviate da quel programma; non v'allontanate da quei tra i vostri fratelli che riconoscono questi vostri diritti e s'adoprano a spianare le vie a istituzioni che possano riconoscerli e tutelarli. Chi vi chiama ad altro non può giovarvi.
Educatevi, istruitevi come meglio potete: non dividete mai i vostri dai fati della vostra Patria, ma affratellatevi con ogni impresa che miri a farla libera e grande: moltiplicate le vostre associazioni e inanellate in esse, dovunque è possibile, l'operaio dell'industria con quello del suolo, città e contado: adopratevi a creare più frequenti le società cooperative di consumo, E fidate nell'avvenire...

dall'articolo Agli operai italiani, scritto dal Mazzini per la Roma del popolo n. 20 del 13 luglio 1871, (con tagli) (si veda anche l'Edizione Nazionale delle Opere del Mazzini, vol. XCII, 1941, pp. 305-315)