Masterclass di Joseph Gingold, febbraio 1991, alla "Manhattan School of Music"
Cronaca delle lezioni di Joseph Blum.
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La didattica e l'esperienza di Gingold sugli archi sono
leggendarie. Allievo di Ysaye, componente della NBC Symphony
sotto Toscanini, primo violino dell'Orchestra Sinfonica di
Cleveland sotto George Szell. Dal 1959 ha insegnato all'Università
dell'Indiana ed ha tenuto masterclasses in tutto il mondo. Fra i
suoi ex allievi, molti noti solisti ed i primi violini di otto
grandi orchestre. A ottantadue anni insegnava ancora a tempo
pieno e continuava ad essere un'ispirazione per violinisti in
tutto il mondo.
Una masterclass sul ruolo degli archi nell'orchestra, tenuta dal
Prof. Gingold alla Manhattan School of Music nel febbraio 1991,
ci dà un'idea del suo stile geniale e preciso nell'insegnare l'arte
dell'esecuzione orchestrale ai giovani musicisti. Il direttore
dell'orchestra, Glen Cortese, dirige l'ensemble. Gingold si siede
tra il podio e i primi violini e si rivolge all'orchestra quando
pensa di poter essere d'aiuto.
Con lo stile di un esuberante allenatore di rugby, guida i
musicisti attraverso una serie di esercizi di riscaldamento,
basati sulla scala di due ottave in fa maggiore:
1) detaché, forte e ben marcato
2) staccatissimo, al tallone dell'arco, ben articolato il
movimento delle dita
3) in terzine, prestissimo e forte, vicino alla punta dell'arco
4) in tremolo rapido, ogni nota iniziando fppp e sostenuta per
quattro battute
5) pizzicato in tempo moderato, ogni nota eseguita con rapidità
e vibrato.
Come sempre, quando insegna le scale, Gingold sottolinea l'importanza
della bellezza del suono e dell'intonazione perfetta. Poi chiede
un potente fortissimo tremolo sostenuto su un accordo di una
settima diminuita, seguito da una pausa e un pizzicato drammatico
sulla triade tonale - il tipo di situazione ricorrente nell'opera.
(Uno degli studenti mi ha poi detto che aveva iniziato questa
serie di esercizi con un po' di scetticismo ma che presto ne
aveva apprezzato l'efficacia, sotto la guida di Gingold, per
migliorare la qualità dell'ascolto ed il senso dell'insieme.).
L'orchestra poi si butta nell'esecuzione dell'Eroica. Quasi
immediatamente Gingold precisa che gli sforzandi sulla prima
pagina (battute 25-34) sono segnati per il pianoforte e che il
crescendo fortissimo non inizia fino alla 35ª battuta.
Durante la scala discendente (battute 81- 83) Gingold suona
lavorando al tallone dell'arco in modo da enfatizzare l'intensità
fino all'ultima nota della frase (es. 1).
Es. 1 Allegro con brio
Nel pianissimo (iniziando alla battuta 99) colpisce leggermente ed elegantemente la corda del violino con la parte superiore dell'arco (es. 2).
Es. 2
Per le quattro battute di decrescendo nello sviluppo (battute
280-284) consiglia di suonare ogni semiminima in giù (e alzando
l'arco), con l'arco che si muove gradualmente dal tallone alla
punta.
I giovani musicisti provano questa arcata con qualche
trepidazione, ma scoprono che funziona meravigliosamente (es. 3).
Es. 3
Gingold chiede che i pizzicati (battuta 381), che precedono le semiminime vengano eseguite con la mano sinistra (es. 4).
Es. 4
Gingold avverte che gli ultimi tre accordi del movimento -
potenti come sono - non devono essere "schiacciati con l'arco".
Consiglia che questi vengano eseguiti come se fossero crome
anziché semiminime, ma con più arco: "non tentate di
suonare tre volte piu forte. Muovete l'arco tre volte più
velocemente".
Nello scherzo Gingold suggerisce che le semiminime del pianissimo
vengano toccate con la parte superiore dell'arco e che quelle del
fortissimo (con inizio alla battuta 93) vengano suonate al
tallone muovendo le dita della destra.
Nella coda di Leonore III suggerisce l'utilizzo della corda del sol a vuoto per passare direttamente alla quinta posizione: "questo è più sicuro e più intonato che non strisciare per tutta la tastiera". (es. 5).
Es. 5 Presto
Gingold segnala che la maggior parte delle semiminime
contengono una diteggiatura che favorisce la terza e la quinta
posizione. "Questa è una formula passata di moda" dice
"È come se gli editori non sapessero dell'esistenza di
tutte le altre posizioni o dell'estensione delle dita. Rimettiamo
del vino nuovo nelle vecchie bottiglie". Se l'approccio
suggerito da Gingold fa parte ormai largamente della tecnica
violinistica modema, in parte questo è dovuto alla sua influenza.
Indica due esempi per l'orchestra: il primo dal movimento di
valzer della Serenata per archi di Tchaikovsky (battute
217-221). Spiega che in questo punto è utile spostarsi per mezze
posizioni e usare l'estensione delle dita (es. 6).
Es. 6 Moderato,
Tempo di Valse
Ripassa la frase diverse volte attento a rendere un suono
legato che finisce in un grazioso diminuendo.
L'altro esempio è dal terzo movimento della V Sinfonia di
Tchaikovsky (battute 73-76): "Dove io entro nella seconda
posizione, mantengo il pollice nella prima posizione, estendendo
leggermente solo il polso. In questo modo si evita un portamento
udibile che può addirittura far ritardare" (es. 7).
Es.7 Allegro
Moderato
Gingold passa al movimento lento di questa sinfonia e prova il
tema principale quando è eseguito dai primi violini (battuta
111). Qui la difficoltà non è nell'eseguire le note, ma nel
dare una pienezza e franchezza di espressione. Esorta i musistici
a non esitare a dare quella flessibilità ritmica, quella
profondità di tono e qualche glissando che questa melodia
appassionata richiede. Si ha l'impressione che Gingold provi
nostalgia per i giomi quando suonava questa sinfonia con l'orchestra
di Cleveland. Non è soddisfatto finché non sente che gli
allievi partecipano al suo ardore.
Una masterclass di Gingold è molto più di una lezione sulla
tecnica degli strumenti ad arco. È una rivelazione della gioia
con la quale si può affrontare una strada già più volte
percorsa. Gingold prova continuo piacere nello scoprire nuove
arcate e diteggiature che diminuiscono la laboriosità dell'impegno,
assicurando immediatamente l'effetto desiderato. Attraverso
aneddoti pertinenti, rievoca i compositori e musicisti del
passato, allarga le prospettive degli allievi e approfondisce il
loro apprezzamento dellarte che hanno in comune. Dimostra
amore non solo per la musica che suona, ma anche per i giovani
con i quali lavora. Non intimidisce mai i suoi allievi; è stato
chiamato "una potenza dolce".
Durante gli anni trascorsi da quando era editore di Orchestral
Excerpts from the Symphonic Repertoire in tre volumi, l'approccio
di Gingold alla diteggiatura è stato in continua evoluzione.
"Siamo sempre a sperimentare nella speranza di trovare l'Ideale",
dice "Ho imparato molto attraverso gli anni mentre cercavo
di aiutare i miei allievi a preparare il materiale per le
audizioni. Ora generalmente consiglio un uso frequente dell'estensione
delle dita. Questo vale anche, per esempio, per lo scherzo della
II Sinfonia di Schumann. La velocità è tale che bisogna evitare
movimanti eccessivi e tutti i portamenti dovrebbero essere
suonati, possibilmente, con un dito diverso su ogni nota, per
rendere puliti questi passaggi" (es.9).
Es. 9 Brano
scelto dalla Sinfonia Nr. 2 di R. Schumann - Es.
9 Scherzo, Es. 9a,
9b Allegro vivace
A Gingold piace moltissimo ricordare, dalla sua vasta
esperienza musicale, i direttori con i quali ha lavorato: "Toscanini
e Szell erano ambedue perfezionisti e servi fedeli dei
compositori, ma avevano temperamenti e approcci all'interpretazione,
completamente diversi. Szell provava scomponendo tutto e poi
rimettendolo insieme - e per lui questo metodo funzionava
benissimo. Per Toscanini invece, sin dalla prima nota, il metodo
era "Signori, cantare, molto arco"; era una
linea drammatica e lirica. Lui non era un pedagogo, era un
direttore d'opera. La Sinfonia in sol minore di Mozart, la nona
di Schubert - ogni nota era piena di vita. Nessuno è mai stato
più vicino al mio cuore di quanto lo sia stato Toscanini".
"Szell spesso si tirava indietro perché non si fidava di
nessuno. Ma a volte si lasciava andare, si muoveva con la frase
musicale, addirittura si divertiva, e l'orchestra reagiva in
maniera gloriosa. Comunque ha servito la musica con grande
onestà ed ha stabilito uno standard di esecuzione orchestrale
che non era secondo a nessuno.
Szell mi ha diretto nel solo di "Ein Heldenleben" che,
grazie al genio di Strauss, è scritto in maniera idiomatica per
lo strumento come un concerto di Wieniawski. L'assolo rappresenta
la moglie di Strauss, Pauline. Era una donna molto emotiva. Un
momento era dolce ed affettuosa, un momento dopo un po' folle. È
un capolavoro di caratterizzazione. Anche se Szell non era un
violinista, metteva le sue arcate sulle parti. Alcuni musicisti
pensavano che lui imponesse delle arcate scomode - ma queste
avevano realmente uno scopo dal punto di vista musicale. Per
esempio nel passo a ritmo puntato dal finale della Settima
Sinfonia di Beethoven, ci chiese di suonare al tallone e alzando
l'arco - un'arcata di grande effetto quando è richiesta un'articolazione
percussiva.
Szell non era totalmente soddisfatto del suono dei violini all'inizio
della Terza Sinfonia di Brahms. Io suggerii un'arcata che avrebbe
sostenuto più forza e avrebbe riportato l'arco al tallone per le
battute in levare fino alla terza battuta (es. 8).
Es. 8 Allegro con brio
L'unica grande divergenza di opinioni che io abbia mai avuto
con Szell, fu in merito all'intonazione. Szell era influenzato
dal fatto di essere un pianista; non poteva concepire il sol
bemolle e il fa diesis se non come la stessa nota. Io credo nell'intonazione
espressiva e credo che queste note possono essere sottilmente
diverse l'una dall'altra, secondo il loro contesto armonico. Io
non mi arrendevo e finalmente me la diede vinta!"
Gingold ha anche lavorato con Leopold Stokowski diverse volte.
"Stokowski era piuttosto enigmatico, come persona e come
direttore. Musicalmente, spesso si poteva arrivare a delle
discussioni. Ma non si poteva che ammirarlo per il suo orecchio.
Poteva sentire cosa stava facendo ogni arco, anche quelli delle
ultime file. Disse a un violoncellista 'Suona sulla corda del re
anziché su quella del la - il tuo suono è troppo brillante.'
Spostò i fiati in prima fila. Dopo due prove la qualità del
suono dell'Orchestra di Cleveland si era trasfonnata. Tuttora
posso rievocare la bellezza de L'Après midi d'un faune,
era come un coro celestiale".
Un collega di Gingold nell'Orchestra Sinfonica della NBC
racconta questo aneddoto: "Stokowski è stato nostro ospite
come direttore. Mentre stavamo provando il preludio di Tristano
e Isotta, ha ripetutamente chiesto ai violini di suonare un
glissando - smorendo molto lento, ma rimase insoddisfatto degli
sforzi della sezione. Finalmente Joe eseguì il più esagerato e
zingaresco glissando immaginabile. Stokowski, fermandosi, gli
chiese "Lei, Signore, come si chiama?" La riposta fu
data in tono quasi vergognoso "Joe Gingold". Il Maestro
disse "Signor Gingold, lei è l'unico che sta facendo quello
che vi ho chiesto di fare".
Gingold ricorda "Stravinsky venne a Cleveland nel 1952. Non
era un direttore, ma quando dirigeva Petrushka si capiva subito
cosa voleva. Si percepiva questo senso del ritmo; non doveva fare
un'esibizione. Aveva un metronomo nel cuore. Quando gli dissi in
russo quanto ammiravo la sua musica, lui esclamò fiero "È
fatta in casa! È fatta in casa!"
"Non dimenticherò mai Beecham, che passò una settimana con
la Cleveland Orchestra. Non gli piaceva provare. Diceva: 'Sentite,
cosa direste se si ripetessero le ultime sedici battute?'. Poi ci
lasciava andare con un'ora di anticipo. Al concerto, quando Sir
Thomas salì sul palco, mi chiese 'Con cosa si comincia, caro
ragazzo?' Era la Praga, che sapeva fraseggiare con tanta bellezza.
Si doveva concludere con un'Ouverture di Wagner. 'Siamo un po'
stanchi' annunciò. 'Siamo alla fine. Con cosa si conclude?' Io
sussurrai 'Con il "Dying Flutchman". Questo gioco di
parole sembrava aver suscitato la sua fantasia; mi strinse la
mano. 'Questa è buona!' disse e non gli riusciva di smettere di
ridere. Molti ricordano Beecham per il suo spirito ed il suo
senso dell'umorismo, ma quello che più contava per l'orchestra
era la sua meravigliosa musicalità".
Ho chiesto al Prof. Gingold quali consigli fondamentali darebbe ai giovani violinisti d'orchestra. Ha risposto inviandomi un breve elenco di regole. Mi sono permesso di chiamarle "Regole d'oro" e aggiungerei che la loro applicabilità non deve necessariamente limitarsi ai giovani.
Regole
d'oro per violinisti d'orchestra 1) Studia sempre per mezz'ora o più prima della prova d'orchestra; così facendo prolungherai la tua vita di violinista per anni. 2) Il repertorio sinfonico standard è una sfida per te come strumentista e come musicista. Studia il tuo materiale orchestrale con la stessa cura e devozione con la quale studieresti un concerto. 3) Mai togliere i tuoi occhi dal direttore. 4) Non lasciare il tuo strumento nel camerino dei musicisti. Il violino è la tua estensione di artista. Assicurati che sia sempre pulito, senza polvere di pece o resina. Curalo con affetto e conserva la sua bellezza. 5) Collabora pienamente con il direttore e con il primo violino, anche se non sei d'accordo con loro. Il tuo comportamento ti renderà merito come musicista e come uomo. 6) Suona musica da camera con i tuoi colleghi dell'orchestra, specialmente i quartetti per archi di Beethoven. Non esiste modo più gioioso di fare musica. 7) Tieni presente che quella che per te è la decima esecuzione, per il pubblico è la prima. 8) Ricordati che sei privilegiato ad essere membro di un organismo sinfonico. Ama il tuo lavoro, affrontalo con entusiasmo e sii fiero di essere un musicista. |