La musica secondo... Otto Klemperer
Bach secondo Klemperer
Il 13 dicembre 1942, il New York Times pubblicò questo articolo di Otto Klemperer.
Il carattere universale della musica di Bach
sembrerebbe giustificare tutte le diverse interpretazioni. Il
fatto che la dinamica e le indicazioni espressive si trovino
raramente nei manoscritti originali di Bach sembra voler sfidare
l'interprete a colmare questa apparente lacuna. Nei miei primi
incontri con Bach, da direttore, anch'io ho probabilmente voluto
impormi su questa musica, credendo che la dinamica dovesse essere
aggiunta, visto che il compositore aveva apposto soltanto poche
indicazioni.
Tuttavia, se oggi mi domandassero come si dovrebbe interpretare
Bach, la mia risposta sarebbe: nel modo piú semplice possibile.
Un'interpretazione senza fronzoli è sempre la migliore in questo
caso. Adesso, non vedo piú l'assenza di dinamiche scritte come
il risultato di una negligente abitudine dei tempi di Bach. La
vedo anzi parte dell'essenza dello spirito dell'epoca. Bach non
faceva certo eccezione: anzi, compose attenendosi il piú
possibile allo stile del suo tempo. La natura della sua musica
richiede che le dinamiche siano semplici, parsimoniose e,
soprattutto, sobrie. Questo, naturalmente, non significa che un
movimento di Bach debba essere suonato senza crescendo, o
diminuendo. Significa, però, che quando questi vengono usati non
dovrebbero imporsi troppo all'ascoltatore. Una leggera crescita o
diminuzione di volume in accordo con il contorno delle frasi,
secondo me, era prevedibile anche a quei tempi, ma raramente era
tanto vistosa da disturbare la linea dinamica di base.
Di pari passo con questo problema fondamentale ne sorge un altro,
non meno importante: bisognerebbe interpretare le opere
strumentali di Bach con strumenti originali? Credo che la
risposta a questa domanda debba essere affermativa. L'equilibrio
di una partitura di Bach viene infatti seriamente alterato quando
un flauto moderno (flauto traverso) sostituisce il flauto dolce (flûte
à bec), o quando un violoncello sostituisce una viola da gamba,
e senz'altro quando un pianoforte viene usato al posto del
clavicembalo. Ma è logico che questo principio non va applicato
indiscriminatamente.
Particolarmente necessaria, quando ci serviamo degli strumenti
originali, la cui sonorità è quasi sempre molto minore di
quella dei loro moderni sostituti, è una sala con una buona
acustica. Per avvicinarsi allo spirito e al carattere dei lavori
orchestrali di Bach credo ci si debba servire di un'orchestra
ridotta. Il Sesto Concerto Brandeburghese, da tutte le
indicazioni sugli spartiti, e da ciò che sappiamo del loro scopo,
dovrebbe essere eseguito come musica da camera. Nella partitura
originale Bach richiedeva soltanto sette musicisti.
Sebbene tutti noi accoglieremo con piacere un miracolo che ci
permettesse di ascoltare un concerto diretto personalmente da
Bach, penso che la maggiore parte della gente, musicisti inclusi,
ne resterebbe estremamente sorpresa. Con l'enorme popolarità
delle trascrizioni delle opere bachiane per orchestra completa,
lo stile, perfino l'individualità di Bach come compositore sono
stati distorti e parzialmente oscurati per l'odierno pubblico
concertistico. Pur ammettendo che alcune trascrizioni sono
giustificate, soprattutto quelle delle composizioni per organo,
che l'appassionato di concerti ha raramente l'occasione di
ascoltare, mi sembra che si dovrebbe trovare il giusto mezzo tra
il punto di vista storico, che proibirebbe qualsiasi anacronismo,
e le attuali versioni lussureggianti, che adottano ogni trucco
della moderna orchestrazione.
Ma tornando alla nostra esecuzione diretta da Bach, l'attuale
pubblico dei concerti resterebbe senza dubbio esterrefatto nel
sentire un'opera corale cantata soltanto da ragazzi e uomini, e
non poi molti. Bach, infatti, non utlizzava mai voci femminili e
faceva cantare dai ragazzi perfino gli assolo piú difficili per
soprano e contralto. Oggi sarebbe poco pratico seguire questa
abitudine per quanto riguarda le parti soliste.
Non molti anni fa, quando a Vienna si poteva ancora far musica
liberamente, ebbi la soddifazione di dirigere la Cantata di Bach Ich
Hatte viel Bekümmernis ad un concerto della Wiener
Philharmoniker, e potei farlo con i famosi Wiener Sangerknaben
per le parti corali di soprano e contralto. La combinazione dell'intensità
emotiva e di una certa innocenza inerente alla sonorità delle
voci dei ragazzi riuscí ad evocare tutto il gusto della musica
di Bach, e della sua personalità, molto meglio di quanto
avrebbero potuto fare delle voci femminili.
L'ideale per chi voglia interpretare questo compositore dovrebbe
certo essere il Bach orignale. Vale a dire, è suo compito
trasmettere il piú possibile la qualità originale della sua
musica. Per fare questo, dovrà fare il minor numero di
cambiamenti possibili. Userà anche con molta parsimonia la
propria opinione riguardo alle dinamiche. La tradizione che
voleva Bach come un compositore serioso, soprattutto nelle sue
opere strumentali, è fortunatamente ormai sfatata. Questa musica
può essere altrettanto fresca e vitale quanto qualsiasi altra
della nostra letteratura. È compito dell'interprete non
frapporsi fra questa ed il suo pubblico, ma di costituire il
legame fra i due. Piú si è consapevoli della spontaneità e
dell'immediatezza della musica di Bach, meno dobbiamo fare per
renderla viva agli occhi degli altri.
(Da Klemperer on Music, edited by M. Anderson, Toccata Press, 1986)
Otto Klemplerer in un disegno di Rudolf Angerer |
Otto Klemperer in una xilografia di Dülberg |