Musical
Dalla lirica al pop: il nuovo genere musicale
Aprile 2004
L'incredibile successo di pubblico del Notre Dame de Paris, musicato e ideato da Riccardo Cocciante, è stato sicuramente uno dei fenomeni musical-teatrali di maggiore risonanza degli ultimi anni. La seconda giovinezza del cantante di Bella senz'anima ha significato platee gremite per assistere a un'indovinata rivisitazione, in chiave moderna, dell'opera di Victor Hugo. La storia di Esmeralda, donna libera e vitale, e del gobbo Quasimodo in un certo senso assomiglia, per tematiche, a quella che un altro cantautore sta mettendo in scena. Lucio Dalla, infatti, è alle prese con la sua edizione (solo parzialmente ispirata all'originale) della Tosca di Giacomo Puccini. In tutte e due le opere, l'amore fra i due protagonisti è reso impossibile da un potere ingiusto e crudele. E le similitudini non finiscono qui. Anche se Dalla precisa che l'opera del collega ha una veste rock, mentre la sua è più vicina al pop, entrambi i lavori possono essere definiti una commistione fra musical, opera classica e opera contemporanea, una specie di nuovo genere d'intrattenimento confezionato da (finora) insospettabili librettisti-autori.
È stato Big Luciano con i suoi duetti modenesi pensati per il Pavarotti & Friends ad aprire le porte della lirica agli artisti pop e a consacrare quello strano crossover fra mondi così distanti. Da Zucchero agli U2, passando per Michael Bolton e Sting, Ligabue e Sheryl Crow, fino ad arrivare a Lou Reed, B.B. King e James Brown. Tutti si sono cimentati su quel palcoscenico. E nel giro di poco più di un decennio (la prima edizione della manifestazione risale al 1992), quel muro, che sembrava invalicabile, è crollato. Soprattutto agli occhi del pubblico. Una volta qualcuno avrebbe gridato allo scandalo nel vedere un Joe Cocker alla prese con un'aria dell'Ottocento e lo avrebbe considerato colpevole di alto tradimento.
Oggi, semplicemente, non ci si fa più tanto caso. In realtà, il pop e la lirica sono due mondi che si sono sempre guardati con una certa diffidenza. Un po' come accade fra due generazioni in conflitto. Non c'è da stupirsi: il rock and roll e tutte le sue derivazioni sono nate sotto il segno della ribellione e del distacco dagli adulti. Nei fatti, pochissimi artisti pop si sono prestati alla (ri)lettura del melodramma, mentre molti hanno usato alcune idee prese in prestito dalla musica classica. Qualche incursione, certo, c'è stata. Ma si è trattato più di un vezzo o di una provocazione. Come quando Malcolm Mc Laren, manager dei Sex Pistols, mise in scena una contestata Madama Butterfly. Forse, l'unico esempio eccellente che dimostra il contrario è stato il folgorante successo di Bohemian Rhapsody dei Queen del carismatico Freddie Mercury.
Dunque, "i tempi stanno cambiando" (Bob Dylan docet) e gli steccati ideologici non spiegano più le tendenze musicali. Specie nel pop, così predisposto per natura a mischiare i generi. Il verdetto, come sempre, sarà affidato all'hit parade, ops al botteghino!