Biografie di Artisti (M)
Mahler, Gustav
Mancini, Henry
Martin, Frank
Mascagni, Pietro
McEachern, Murray
Mehta, Zubin
Mengelberg, Wilhelm
de Meij, Johan
Miller, Glenn
Gustav Mahler
Siti sulla musica di Gustav Mahler:
http://users.io.it/staffo/index.html
http://www.austria-tourism.at/personen/mahler/index.html
http://www.netaxs.com/~jgreshes/mahler
http://www.camosun.bc.ca/~dbarker/mahler.html
Henry Mancini (Cleveland,
Ohio, 16 Aprile 1924 - Beverly Hills, California, 14 Giugno 1994)
nato a Cleveland, Ohio, come "Enrico Nicola
Mancini", l'uomo che più tardi fu conosciuto come "Hank"
(Matassa) dai suoi colleghi di Hollywood, era cresciuto ad
Alquippa, Pennsylvania. Stimolato dal padre, un flautista
dilettante, Henry mostrò presto interesse e attitudine alla
musica, attraverso il flauto ed il pianoforte. Attraverso l'incoraggiamento
ed i contatti di un insegnante del luogo, fu in grado di
frequentare la Julliard School of Music di New York.
I suoi studi furono interrotti dalla chiamata alla leva dal 1943
al 1945. Dopo il congedo dal servizio militare si unì alla Glenn
Miller-Tex Beneke band come arrangiatore e pianista. Continuò
privatamente gli studi con diversi insegnanti di composizione
classica. Sposò Ginny O'Connor, una cantante del Mel Tones (Gruppo
vocale di Mel Torme).
Lui e la moglie si trasferirono a Hollywood nel 1947, dove Henry
trovò l'incoraggiamento di persone come il compositore David
Rose, trovando lavoro come arrangiatore. Nel 1952 entrò a far
parte del Dipartimento Musicale della Universal-International
Studios, dove contribuì a più di 100 film, in quella "Catena
di montaggio" che avevano per fornire le colonne sonore.
Arrivò al successo nel 1954, al suo secondo lavoro con la
Universal, con il film The Glenn Miller Story, che
ottenne la prima nomination all'Oscar dalla Academy Award.
Scrisse anche la colonna sonora per "Touch of Evil" di
Orson Welles.
Dopo aver lasciato la Universal-International nel 1958, ebbe per
caso un incarico, incontrando dal barbiere il regista e
produttore Blake Edwards, che era il produttore della serie TV
"Peter Gunn" (1959). Nacque così una lunga e felice
collaborazione. Mancini aggiunse un leggero tocco di jazz, che
rivoluzionò le colonne sonore per la TV negli Stati Uniti,
producendo il primo album di grande successo per una colonna
sonora della TV, appunto Peter Gunn.
La collaborazione con Blake Edwards continuò per molti anni,
scrivendo le colonne sonore per serie televisive come "Mr.
Lucky" e film come "Breakfast at Tiffany's",
"The Days of Wine and Roses", "The Pink Panther",
"Hatari!" e "Charade". Nel 1961, per il film
"Breakfast at Tiffany's", Mancini vinse due Oscar, uno
per la canzone "Moon River", scritta per Audrey Hepburn
su testo di Johnny Mercer, e un secondo come Miglior colonna
sonora di film. Nel 1962 vince un altro Oscar per "The Days
of Wine and Roses", la canzone che dava il titolo a I
giorni del vino e delle rose. Nel 1964 scrive un altro
grande successo internazionale, il tema della Pantera Rosa,
per l'omonimo film di Edwards, che venne successivamente inserito
in tutti gli episodi della serie e dei cartoni animati. Mancini
vinse un quarto Oscar per le musiche originali di Victor/Victoria,
sempre diretto da Edwards, nel 1982. Oltre ai 4 Oscar sono da
ricordare 18 Nominations all'Oscar, 20 Grammy Award, Emmy Award,
50 album, 500 canzoni e oltre 300 milioni di dischi venduti. In
oltre quarant'anni di carriera, Mancini ha scritto la musica per
oltre cento film.
Durante questo impegnatissimo periodo della sua carriera, trovò
il tempo di scrivere un manuale di orchestrazione classica,
chiamato "Sounds and Scores" che era accompagnato da
una serie di dischi con generosi esempi dai suoi arrangiamenti
per la TV e per le incisioni. Molti arrangiatori pop hanno
ritenuto questo libro un aiuto per comprendere le relazioni fra
le composizioni sentite in TV (o sui dischi) e le partiture
stampate.
Il decennio dal 1953 al 1963 fu forse il "periodo d'oro"
di Mancini, quando compose molte delle sue più belle, se non
memorabili, canzoni, che divennero le favorite della Musica
leggera, o di facile ascolto. Negli stessi anni trovò una casa
confortevole per la sua famiglia a Holmby Hills, California.
Trovò anche interessante dirigere i concerti delle Pops
Orchestra e nei suoi ultimi anni diresse molti Pops Concerts
attraverso gli Stati Uniti.
Nel 2002, nella serie di documentari televisivi "Music:
Behind the Scenes", il compositore di colonne sonore George
S. Clinton fece un tributo a Mancini. Probabilmente riuscì a
riunire le migliori qualità di Mancini dicendo: "Aveva un
vero dono per scrivere una melodia. Ci sono molte persone che
possono scrivere musica. Ma Mancini aveva il dono della melodia."
Mancini fu considerato un vero gentiluomo, molto popolare fra i
suoi colleghi. Nello stesso documentario, il leggendario
compositore di musiche da film Elmer Bernstein descrisse Mancini
"tranquillo" (cool) e disse "Lui fu probabilmente
il mio migliore amico nel mondo degli affari." Mancini fu un
bramoso collezionista d'arte e conoscitore di vini fino alla sua
morte, all'età di 70 anni, per cancro al fegato.
Composizioni raccomandate di Henry Mancini:
Nell'album "Henry Mancini - L'arte dell'orchestra" [BMG - RCA - Flashback 74321973822 (2)] sono presenti alcuni brani che mettono in mostra due leggendari trombonisti della Costa Occidentale: Dick Nash, solista in brani come "Three Coins in the Fountain", "Too little time", "My one and only Love" e George Roberts, che da il suo apporto al suono della Big Band in brani come "Bevete più latte", "Baby Elephant walk", "Night Train", "Too little time". Ecco alcuni estratti in formato mp3.
Sito web ufficiale di Henry Mancini
Hank's Place - The Henry Mancini Tribute Website!
Frank Martin (15 Settembre 1890 - 21 Novembre 1974)
nato a Ginevra, Svizzera, nel 1890 e morto a
Naarden, Olanda, nel 1974. Compositore svizzero. Ultimo di dieci
figli della famiglia di un ecclesiastico. Cominciò a suonare e
improvvisare al pianoforte ancora prima di andare a scuola. All'età
di nove anni compose delle affascinanti canzoni per bambini che,
nonostante non avesse ancora studiato le forme musicali e l'armonia,
risultano perfettamente equilibrate. Un'esecuzione della Passione
secondo Matteo di J. S. Bach, ascoltata all'età di dodici anni,
lasciò una impressione permanente nel compositore, per il quale
J. S. Bach rimase il vero maestro. Frequentò la Scuola Latina e,
per accontentare i genitori, frequentò per due anni gli studi di
Matematica e Fisica all'Università di Ginevra. Nello stesso
periodo cominciò a studiare pianoforte e composizione con Joseph
Lauber, che lo iniziò al "mestiere", specialmente
nella strumentazione. Tra il 1918 e il 1926 Martin visse a Zurigo,
Roma e Parigi, alla ricerca del suo proprio linguaggio musicale.
Nel 1926 fondò la "Società della Musica da Camera di
Ginevra", che guidò come pianista e clavicembalista per
dieci anni. Insegnò improvvisazione e teoria del ritmo all'Istituto
"Jacques-Dalcroze" e musica da camera al Conservatorio
di Musica di Ginevra. Fu direttore artistico del "Technicum
Moderne de Musique" dal 1933 al 1940 e presidente dell'Associazione
Svizzera dei Musicisti dal 1942 al 1946. Nel 1932 si interessò
alla dodecafonia di Arnold Schönberg. Incorporò certi elementi
nel suo linguaggio musicale, creando una sistesi del cromatismo e
della dodecafonia, senza comunque abbandonare il senso della
tonalità, che è la relazione gerarchica fra le note. L'oratorio
Le Vin Herbé (ispirato alla storia di Tristano e Isotta,
1941) fu il primo lavoro importante nel quale padroneggiò
completamente questo personale idioma. Insieme alla Petite
Symphonie Concertante (per arpa, clavicembalo, pianoforte e
doppia orchestra d'archi, 1944-45) stabilì la sua reputazione
internazionale. Le sue molte attività musicali in Svizzera
interferivano con la pace e la concentrazione necessarie alla
composizione, così decise di trasferirsi in Olanda nel 1946. Per
dieci anni visse nel centro di Amsterdam, per poi trasferirsi
definitivamente nella piccola città di Naarden, a 25 km da
Amsterdam, nel 1956. Dal 1950 al 1957 insegnò composizione alla
"Staatliche Hochschule für Musik" di Colonia.
Successivamente cessò ogni attività didattica, preferendo
lavorare alla composizione e facendo qualche tournee occasionale,
con il violoncellista Henri Honegger o per dirigere la sua musica
in importanti centri musicali, anche negli Stati Uniti. Nella
vasta opera di Frank Martin l'oratorio ha un ruolo importante.
Nel maggio 1973 diresse la prima esecuzione mondiale del suo Requiem
nella Cattedrale di Losanna, esecuzione che lasciò una profonda
impressione al vasto pubblico. Le sue composizioni hanno tenuto
la stessa vitalità fino alla fine della sua vita. Lavorò alla
cantata Et la Vie l'Emporta fino a dieci giorni prima
della sua morte.
Sito ufficiale della Société Frank Martin
Murray
McEachern
Murray McEachern fu conosciuto per il bellissimo
suono che aveva dai suoi due strumenti: trombone e sax contralto.
McEachern iniziò con il violino quando aveva 5 anni, prima di
imparare diversi ottoni e strumenti ad ancia alle scuole
superiori. Fu un musicista molto naturale, che sviluppò
rapidamente, facendo parte di diverse orchestre locali mentre era
ancora adolescente; poteva anche suonare la tromba, il sax tenore,
la tuba e il contrabbasso. McEachern suonò il trombone con la
Big Band di Benny Goodman dal 1936 al '37, e poi suonò sia il
trombone che il sax contralto - uno combinazione inusuale - con
la Casa Loma Orchestra dal 1937 al '41. Dopo un breve periodo di
lavoro con Paul Whiteman si spostò a Los Angeles, dove McEachern
divenne per decenni un musicista molto richiesto per le incisioni,
figurando nelle colonne sonore di molti film. Ogni tanto usciva
dagli Studios, suonando con Harry James nel 1943, guidando la sua
orchestra part-time, con qualche ingaggio con Bob Crosby,
suonando nella serie televisiva "Pete Kelly's Blues"
alla fine degli anni '50 e suonando con Duke Ellington nel 1973.
McEachern guidò la Tommy Dorsey ghost band dal 1974 al 76.
Zubin Mehta (29 Aprile 1936)
Direttore d'orchestra indiano. Nasce a
Bombay (ora Mumbai) in un'aristocratica famiglia Parsi (religione
dei seguaci dello zoroastrismo). Si tratta di una famiglia di
musicisti (il padre, il violinista indiano Mehli Mehta, è tra i
fondatori, nel 1935, dell'Orchestra Sinfonica di Bombay) e da
bambino studia pianoforte e violino. Nel 1954, all'età di 18
anni lascia l'India ed i suoi studi di medicina per iscriversi
nella classe di direzione d'orchestra del musicista austriaco
Hans Swarowsky all'Accademia Musicale di Vienna. In quel periodo
Mehta suona anche il contrabbasso nell'orchestra degli studenti.
Dal 1955 al 1959 suo padre lavora come Associate Concertmaster
della Hallé Orchestra di Manchester, in Inghilterra. Nel 1958 fa
il suo debutto a Vienna e nello stesso anno vince il primo
concorso per direttori d'orchestra organizzato dalla Royal
Liverpool Philharmonic Orchestra. Il
suo premio includeva un ingaggio di un anno come assistente del
Direttore Stabile. Vince anche un premio al Koussevitzky
Competition di Tanglewood. Subito dopo comincia a
lavorare con molte orchestre importanti ed è in questi anni che
comincia a dirigere le Orchestre Filarmoniche di Vienna e Berlino, instaurando legami stretti e duraturi con entrambe le
orchestre. Dal 1961 al 1967 è Direttore Musicale dell'Orchestra Sinfonica di
Montreal, diventando Direttore Musicale
della Los
Angeles Philharmonic Orchestra nel 1962,
posizione che occuperà fino al 1978. In questi anni è il primo
direttore ad essere contemporaneamente a capo di due delle
maggiori orchestre del Nord America. Nel 1978 succede a Pierre
Boulez come Direttore Musicale della New York
Philharmonic Orchestra, incarico che
manterrà fino al 1991, segnando la più lunga collaborazione
nella storia dell'orchestra. Nel 1998 viene nominato per quattro
anni Direttore Musicale Generale dell'Opera di Stato di Monaco di Baviera, incarico che nel 2002 verrà rinnovato per altri
quattro anni. Durante la sua carriera tiene degli stretti
rapporti con l'Orchestra Filarmonica d'Israele,
come Consigliere Musicale nel 1969, Direttore Musicale nel 1977 e
Direttore a vita nel 1981. Con questa orchestra ha diretto oltre
duemila concerti, con Tournee nei cinque continenti. Dal 1985 è
Direttore Principale del Maggio
Musicale Fiorentino. Come direttore d'opera
Zubin Mehta esordisce nel 1964, a Montreal, con Tosca. Ha poi
diretto nei più importanti teatri del mondo: il Metropolitan di
New York, la Staatsoper di Vienna, la Royal Opera House Covent
Garden, il Teatro alla Scala, il Festival di Salisburgo, i teatri
dell'opera di Chicago, Firenze e Los Angeles. Numerosa la lista
dei premi e delle onorificenze: nel 1967 il governo indiano lo
premia con il suo più alto onore culturale, il Padma Bhushan (Order
of the Lotus); nel 1967 il governo italiano lo nomina "Commendatore";
dal 1997 è membro onorario dell'Opera di Stato di Vienna e dal
2001 membro onorario della Filarmonica di Vienna, che gli ha
conferito anche il "Nikisch-Ring", l'anello d'onore
dell'orchestra; nel 1999 Lea Rabin lo ha presentato per il "Lifetime
Achievement Peace and Tolerance Award" delle Nazioni Unite (ONU);
nel 2001 il presidente francese Chirac lo ha insignito del titolo
di "Chevalier de la Legion d'Honneur"; nel 2004 l'Orchestra
Filarmonica di Monaco gli ha concesso il titolo di "Direttore
Onorario". Zubin Mehta è particolarmente
famoso e conosciuto per le sue interpretazioni della musica
sinfonica neo-romantica di compositori come Anton Bruckner,
Richard Strauss e Gustav Mahler, riconosciuto ed apprezzato dal
pubblico per il suo entusiasmo e per l'ampia gestualità nella
direzione. Nel Giugno 1994 Mehta ha diretto il Requiem di Mozart
con i membri dell'Orchestra Sinfonica ed il Coro di Sarajevo
nelle rovine della Biblioteca nazionale di Sarajevo in un
concerto per la raccolta di fondi per le vittime del conflitto ed
in memoria delle migliaia di persone uccise dalla guerra in
Yugoslavia. Il 29 agosto 1999 ha diretto la 2ª Sinfonia di
Mahler (La Resurrezione) nella città di Weimar, nelle vicinanze
del campo di concentramento di Buchenwald con l'Orchestra di
Stato della Baviera e la Israel Philharmonic Orchestra unite
insieme. Anche il fratello Zarin opera nel mondo della musica:
nel 2000 è stato nominato Direttore Esecutivo della New
York Philharmonic Orchestra.
Da un articolo su "Repubblica"
L'energia della musica - Repubblica - 18 aprile 2006
FIRENZE - Il mondo della musica festeggia Zubin Mehta, che compie
settant'anni il 29 aprile. Campione del podio di vigoroso carisma
e di temperamento travolgente, il maestro indiano (nato a Bombay
nel 1936) si è sempre fatto amare per doti di generosità e
calore umano. È stato direttore stabile di orchestre come la Los
Angeles Philharmonic e la New York Philharmonic, e oggi guida uno
dei massimi teatri lirici, la Staatsoper di Monaco di Baviera.
Inoltre è "direttore a vita" della Israel Philharmonic,
con cui lavora da decenni. A Israele lo lega un rapporto d'intensa
affezione e di fervido sostegno politico. Non ha mai rinunciato a
dirigervi concerti: nemmeno in guerra, neppure in situazioni
estreme, con un coraggio e una passione tipici della sua
personalità irruente. Figura, tra le "sue" orchestre,
quella del Maggio Musicale Fiorentino, di cui è direttore
principale dall'85. Sarà lui ad aprire il Maggio di quest'anno
con un concerto organizzato per celebrare il suo compleanno con
qualche giorno d' anticipo: il 20 aprile dirigerà musica di
Vivaldi, Fabio Vacchi (Voci di notte, in prima assoluta) e Orff (Carmina
Burana). Lo stesso giorno, al Comunale, si apre una mostra sul
suo glorioso cinquantennio di carriera. L'unica opera che si
programma quest'anno al Maggio conta sulla sua direzione. È il
Falstaff, regia di Ronconi, debutto il 12 maggio.
Maestro Mehta, come si prepara all'augusta ricorrenza?
«Non sento i settant'anni, l'energia non cambia. Amo l'evoluzione
del mio rapporto con le orchestre. Mi piace sentirmi a casa con i
musicisti di Firenze, Monaco e Israele. C'è fiducia reciproca,
ci si conosce in ogni gesto e fraseggio».
Può definire le differenze tra l'orchestra del Maggio e quella
della Staatsoper di Monaco?
«Quella fiorentina è diventata una grande orchestra europea. È
più omogenea, e ha un suono più flessibile. Mentre prima si
adattava soprattutto al repertorio italiano e aveva un suono più
leggero, ora può suonare bene anche Tristano e Isotta. Riguardo
a Wagner, a Firenze prima dovevo lavorare molto per creare il
giusto peso sonoro: qualità che a Monaco, dove assimilano le
opere wagneriane col latte materno, possiedono spontaneamente. Ma
provare Les Troyens a Monaco è stato più faticoso che a Firenze,
dove l' orchestra aveva già quelle sonorità fresche e leggere
richieste dalla partitura di Berlioz».
Quali sono stati gli esiti più importanti negli anni di lavoro a
Firenze?
«Nell'edizione 1986 del Maggio abbiamo toccato un punto molto
alto, con I Maestri Cantori di Wagner, la Tosca con regia di
Jonathan Miller e i Gurrelieder di Schönberg. Considero un
grande risultato anche il Moses und Aron di Schönberg, nel '94.
Ci sono stati inoltre la trilogia Mozart-Da Ponte con regia di
Miller, Il flauto magico con la regia di Julie Taymor e la
Turandot messa in scena da Zhang Yimou e rappresentata anche
nella Città Proibita di Pechino nel '98. L'anno prossimo
cominceremo un Ring wagneriano con l'allestimento del gruppo
teatrale spagnolo Fura dels Baus, in coproduzione con la nuova
opera di Valencia. Il primo anno faremo L'Oro del Reno e La
Valchiria, poi seguiranno gli altri titoli della Tetralogia».
Come vede l'attuale situazione del teatro fiorentino?
«I tagli alle sovvenzioni sono disperanti. Nel Maggio di quest'anno
si sono dovute cancellare la Salome e l'opera di ostakovic
Il naso, diretta da Gergiev. Ci tengo molto al progetto del Ring
dell'anno prossimo, e se non dovesse andare in porto non potrò
più lavorare a Firenze. Comunque ho fiducia nelle capacità del
nuovo sovrintendente Giambrone».
Una crisi fortissima accomuna tutti i teatri d'opera italiani.
«Sono finiti i tempi in cui il governo produceva cultura. Ora è
urgente trovare nuovi sistemi di finanziamento. Ma prima il
governo dovrebbe defiscalizzare il denaro che i privati danno
alla cultura, come accade in America. La mentalità europea ha
contato sempre troppo sul supporto pubblico».
Lei ha studiato a Vienna col mitico Swarowsky, e ha lavorato
sempre negli Stati Uniti e in Europa. Quanto dell'India è
rimasto in Zubin Mehta?
«Mi sento ancora profondamente indiano. Sono cresciuto nella
cultura, nell' arte e nella gastronomia del mio paese. Ma per
quanto riguarda la musica, la mia formazione è stata solo
occidentale. Fin da piccolo, in casa, ho sempre ascoltato Mozart
e Beethoven. Solo da grande sono diventato un fan della musica
indiana, e oggi mi piacciono musicisti come il sitarista Ravi
Shankar e i tablisti Ali Akbarkan e Zakir Hussein. Ho fatto anche
concerti insieme a Shankar e alla Filarmonica di New York».
Suo padre, il direttore d'orchestra Mehli Mehta, ha influito
sulla sua vocazione?
«Al cento per cento. Fu un grande violinista, e fondò la Bombay
Symphony Orchestra. A Manchester fu spalla dell'orchestra all'epoca
di John Barbirolli, e dagli anni Sessanta visse in America,
dirigendo orchestre importanti e facendo molto training per i
giovani».
Altri incontri per lei decisivi?
«Swarowsky, il mio maestro. Ma anche da tutti i Wiener
Philharmoniker ho imparato moltissimo. Quando arrivai a Vienna, a
18 anni, ebbi la possibilità di seguire prove e concerti con
direttori come Bohm, Karajan, Bruno Walter e Kleiber padre. Avevo
un orecchio vergine, non esistevano i compact, non avevo termini
di confronto. Ed eccomi nella sala d'oro del Musikverein, con la
sua acustica insuperabile, tuffato nel sontuoso suono viennese.
Fu l'esperienza che mi diede il via. Quello viennese, per me, è
rimasto sempre il suono ideale».
Com'è cambiato, negli anni, il direttore Mehta? Il suo gesto
sembra essere diventato più asciutto ed essenziale.
«Da giovani si è più esuberanti, e oggi ho il vantaggio di
lavorare con orchestre che mi capiscono al volo. Non c'è bisogno
di esagerare gestualmente. Ma anche quand'ero giovane tenevo bene
a mente la regola del rigore imposta da Swarowsky. Quanto all'interpretazione,
il passare degli anni, com'è naturale, ci regala acquisizioni e
approfondimenti».
LEONETTA BENTIVOGLIO
Wilhelm Mengelberg (Utrecht, Olanda, 28 Marzo 1871 - Chur, Svizzera, 21 Marzo 1951)
Pagina con alcune foto di Mengelberg
Dal sito Internet http://www.maurice-abravanel.com
Il duplice colpo della bacchetta, secco e risoluto, con il quale
Wilhelm Mengelberg richiamava l'attenzione della sua orchestra
annunciava un "far musica" in una frenesia disciplinata,
che non poteva essere più dimenticata da chi ne aveva subito l'incantesimo.
Uno spettacolo sotto Mengelberg era un evento vivo, con una
tensione magica. Ogni concerto era preparato con accanita
devozione, e preceduto da un imponente rituale. Gli individui che
cercavano di rimanere immuni allo spettacolo esterno, tenendo a
mente pensieri come "suonare per la galleria", "avidità
di potere", "arbitrio stilistico" ed "egocentrico
inganno di se stessi" dovettero piegarsi all'energia
sfrenata con la quale Mengelberg dominava il suo pubblico.
La famiglia in cui Josef Wilhelm (Willem) era il quarto figlio,
veniva dal Rhineland per stabilirsi a de Maliebaan, presso
Utrecht (Olanda) poco prima della sua nascita.
Un'inaspettata rinascita dell'arte della Chiesa Cattolica Romana
nei Paesi Bassi indusse un numero di artigiani e artisti
stranieri a trasferirvisi per aprire studi e laboratori. Uno di
loro era lo scultore, intagliatore e decoratore di chiese
Friedrich Wilhelm Mengelberg di Colonia (Germania). Lui si
aspettava, abbastanza naturalmente, che suo figlio Willem avrebbe
eventualmente occupato un posto nel suo studio, ma la passione
crescente del ragazzo per la musica non potè essere ignorata. La
madre di Willem era una buona pianista e l'ambiente non era
assolutamente ostile allo sviluppo del suo talento musicale, che
si mostrò in tenera età. Utrecht era una città con una
considerevole attività musicale. Un altro abitante del Maliebaan
era il professor Engelmann che, con sua moglie, la pianista Emma
Brandes, suonava e aveva ospiti come Brahms, Grieg, Clara
Schumann, Joachim, Rubinstein e molti altri.
Il gruppo di musicisti ed appassionati di Amsterdam non digeriva
Utrecht: "Siete brave persone, ma cattivi musicisti. D'ora
in poi farò musica solamente ad Utrecht." Sembra che gli
abitanti di Amsterdam rimasero così scossi da questa
affermazione che nello stesso anno dell'ultima visita di Brahms
alla loro città fondarono la loro Orchestra del Concertgebouw!
Nell'atmosfera di Utrecht il talentato giovane ebbe tutte le
opportunità di cui aveva bisogno per dominare gli elemnti della
musica in un breve lasso di tempo. Fu attratto dall'organo della
chiesa, divenne un abile pianista e quando aveva solo dieci anni
gli fu permesso di dirigere il coro di voci maschili fondato dal
personale di suo padre che proveniva dal Rhinelanders. Tutto
iniziò come un gioco - un direttore che deve stare in piedi su
un tavolo per essere veduto dal suo coro è dopotutto un fenomeno
raro - ma le conseguenze furono serie. Mengelberg studiò a
Utrecht sotto Richard Hol, Henri Wilhelm Petri e Anton Averkamp.
Quando divenne chiaro che il ragazzo adolescente non poteva
considerare più la musica come un passatempo, un amico musicale
della famiglia suggerì che dovesse continuare i suoi studi al
Conservatorio di Colonia.
A Colonia ricevette lezioni di direzione e composizione dal
direttore Franz Wüller. Altri suoi insegnanti furono: Gustav
Jensen per teoria e contrappunto, Isidor Seiss per pianoforte,
Franke per l'organo e Stolzenberg per il canto.
Sviluppò una voce da tenore come se fosse stata la materia
principale. Dopo tre anni di intensi studi lasciò il
conservatorio con tre primi premi: direzione d'orchestra,
pianoforte e composizione.
Fece il suo esordio come pianista ad un'età molto giovane. Nel
1891 Mengelberg fu scelto fra 80 candidati per essere il
direttore musicale municipale a Lucerna, in Svizzera. Occupò
questo incarico per soli quattro anni. Nel frattempo erano
successe molte cose in Olanda. Ad Amsterdam il nuovo edificio per
i concerti, il Concertgebouw, che era stato costruito in un'area
bonificata nella periferia della città, aveva aperto nell'Aprile
del 1888 e l'orchestra che era destinata ad avere lì la propria
sede era stata pienamente formata. Il primo direttore fu Willem
Kes, che trovò necessario stabilire alcune regole:
Questo lavoro pionieristico cominciò a mostrare dei risultati
positivi, ma nel 1895 Kes accettò un'offerta come successore di
Georg Henschel a Glasgow. Non era facile per la giovane orchestra
del Concertgebouw trovare un successore. Furono contattati cinque
direttori di fama, ma nessuno fu interessato. Poi Sir Jonkheer
van Riemsdijk, il già menzionato amico di Utrecht della famiglia
Mengelberg, suggerì che il suo protetto doveva essere preso in
considerazione. Van Riemsdijk, direttore di una ferrovia e al
tempo stesso buon musicista e musicologo, aveva consultato il
direttore del conservatorio di Colonia dove, su sua indicazione,
Willem Mengelberg aveva studiato. Wüller non potè raccomandare
fortemente il suo ex allievo, ma espresse l'opinione che forse
Mengelberg avrebbe sacrificato di suonare il pianoforte per
dirigere, "visto che come pianista è già uno dei migliori
in assoluto ..."
Ad Amsterdam non avevano mai sentito parlare di Mengelberg, e
questo dice molto sulla fiducia che avevano nel loro consigliere
di Utrecht, e per l'impressione convincente che il loro
compatriota ventiquattrenne fece sui rappresentanti del
Concertgebouw, che non esitarono a nominare un uomo così giovane
come direttore, con l'assicurazione che avrebbe avuto completa
libertà artistica, con conseguente piena responsabilità. Al
concerto d'addio di Willem Kes, Mengelberg partecipò come
solista nel concerto per Pianoforte in MI bemolle di Franz Liszt.
Tre giorni più tardi assunse la direzione dell'orchestra. Nello
stesso tempo divenne direttore del Coro Amsterdams Toonkunst,
famoso a livello internazionale, che Mengelberg utilizzò nelle
esecuzioni di brani orchestrali che richiedevano un grande coro,
come nella sua annuale esecuzione della Passione secondo San
Matteo (BWV 244) di Johann Sebastian Bach.
Il suo primo programma, il 27 ottobre 1895, includeva la Quinta
Sinfonia di Ludwig van Beethoven. Probabilmente non c'è una
metropoli sull'atlante del mondo musicale che non abbia ascoltato
il Beethoven di Mengelberg. Diresse Beethoven in città come:
Mosca, Leningrado, Vienna, Berlino, Francoforte, Amburgo, Lipsia,
Colonia e molte altre città tedesche, Ginevra, Zurigo, Lucerna,
Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Madrid, Barcellona, Parigi,
Bruxelles, Anversa, l'Aia, Amsterdam e tutta l'Olanda, Londra,
Manchester, Liverpool, Bergen (Norvegia), New York, Filadelfia,
Baltimora, Washington, Pittsburgh, Chicago, Detroit, ed ancora
molti altri centri musicali in tutto il mondo.
In tutti questi luoghi, Mengelberg diresse il "suo"
Beethoven, o con la "sua" Orchestra del Concertgebouw
di Amsterdam o con orchestre che erano sotto la sua direzione per
un periodo, come per esempio l'orchestra dei Concerti del Museo (1907-1920)
e la Philharmonic Symphony Society di New York (1921-1929) oppure
con una delle innumerevoli orchestre che lo ebbero come direttore
ospite. Mengelberg giustificava dei ritocchi e cambiamenti che
non figuravano sulle partiture originali facendo appello all'autorità
di figure che erano state vicine al compositore. Modest
Tchaikovsky, fratello di Peter, fu accreditato come esperto alle
prove così spesso che quando Mengelberg volle un raddoppio non
originale in una partitura di Bach, l'Orchestra del Concertgebouw
esclamò: "Oh, deve averlo saputo da Modest Bach!"
Mengelberg aveva già fatto uno studio approfondito su Beethoven
durante i suoi anni al Conservatorio di Colonia, studiando
completamente i lavori con il suo insegnante Franz Wüllner, che
era stato a sua volta lo studente più talentuoso di Anton
Schindler. Schindler, grande ammiratore di Beethoven, aveva
conosciuto bene il compositore quando questi stava invecchiando e
diventava sempre più dipendente dagli altri (nel 1819 Beethoven
lo nominò scherzosamente "Il mio segretario privato non
retribuito"), e più tardi ne scrisse la biografia. Come
violinista e direttore aveva acquisito innumerevoli dettagli di
interpretazione di prima mano, e passò tutto ciò che sapeva a
Wüllner. Le indicazioni metronomiche furono spesso aggiunte
dagli editori dopo la morte di Beethoven. Schindler sapeva
esattamente quali indicazioni si accordavano con i desideri di
Beethoven e quali no. Così anche Wüllner lo sapeva e, a sua
volta, lo seppe Willem Mengelberg. Così come apportava
cambiamenti ad una partitura di Gustav Mahler con le annotazioni
che aveva ascoltato dal compositore in una prova, così fornì le
edizioni di Beethoven con molte annotazioni che aveva ricevuto
dalla tradizione orale. Mengelberg annotò anche - nel caso della
Nona Sinfonia - quante prove riteneva necessarie (tre con l'orchestra
e una con il coro, preferibilmente alla presenza dei solisti, e
poi una prova piena con coro e solisti, - quindi cinque prove, ma
questo solo se l'orchestra conosceva il brano; sarebbero state
sei per l'orchestra che non conosceva la sinfonia!)
Il manoscritto della Sesta Sinfonia di Beethoven, "Erinnerung
an das Landleben", come fu chiamata alla famosa prima
esecuzione il 22 dicembre 1808, è dal 1910 proprietà e motivo
di orgoglio della Casa di Beethoven a Bonn. Proviene dagli
archivi dell'editore viennese Artaria, e fu acquistato nel 1838
da J.M. Huissen van Kattendijke. Un discendente della famiglia
che viveva a l'Aia (Olanda) prestò il manoscritto a Mengelberg
per due mesi, ed il direttore ci passò molte ore notturne. Dopo
avere trovato intuito ed inspirazione dalle preziose pagine,
Mengelberg venne alla conclusione che la partitura doveva
appartenere al mondo intero. Consultò il proprietario e come
conseguenza il manoscritto fu spedito alla casa natale di
Beethoven.
Già alla sua seconda stagione ad Amsterdam, Mengelberg presentò
un ciclo di Beethoven, mentre il suo ultimo ciclo beethoveniano
fu nel 1944 a Parigi. Nessun altro compositore - Gustav Mahler
veniva direttamente al secondo posto - fu così venerato da
Mengelberg come Beethoven. Nessun altro compositore offrì all'esecutore
Mengelberg così tante opportunità di mostrare la sua grandezza.
Quando il 31 marzo 1951 l'Orchestra del Concertgebouw dedicò un
concerto alla memoria del suo direttore, fu appropriato da parte
di Otto Klemperer chiudere il concerto (che prevedeva la Musica
Funebre Massonica di Wolfgang Amadeus Mozart, "Der Abschied"
dal "Canto della Terra" di Gustav Mahler e "Wenn
ich einmal soll scheiden" dalla Passione secondo Matteo di
Johann Sebastian Bach) con l'esecuzione dell'"Eroica"
di Ludwig van Beethoven.
Nel 1902 incontrò Gustav Mahler e ne divenne amico, e da quel
momento Mengelberg sostenne infaticabilmente i lavori di Mahler.
Mengelberg è stato uno dei più importanti interpreti di Mahler
della sua generazione. Diresse l'Orchestra del Concertgebouw di
Amsterdam in tutte e dieci le sinfonie di Gustav Mahler nel 1920,
in nove concerti, per il suo venticinquesimo anniversario con l'orchestra.
Prima della fine del suo primo decennio di direzione al
Concertgebouw, aveva portato l'orchestra da una giovane compagine
provinciale all'orchestra meritatamente famosa nel mondo che è
ancora oggi. La fama di Mengelberg tenne il passo con quella
della sua orchestra e molto presto le sue attività musicali
oltrepassarono i confini del suo piccolo paese in molte direzioni.
Andò per la prima volta in America nel 1905, a dirigere la New
York Philharmonic ed ebbe anche incarichi permanenti in Germania
(1908-1920) e Gran Bretagna (1911-1914). Dal 1921 al 1930 apparve
ogni anno a New York, prima per dirigere la National Symphony (che
più tardi prese il nome di New York Symphony) e poi la New York
Philharmonic. Fu parte attiva della fusione delle due orchestre
nel 1928, consegnando in quell'anno ad Arturo Toscanini una delle
migliori orchestre di tutti i tempi. In quello stesso anno
Mengelberg ricevette dalla Columbia University il Dottorato in
Musica, Honoris causa. Rimase nel panorama musicale di New York
fino al 1930, con frequenti apparizioni alla guida della
Philharmonic-Symphony.
Dal 1907 al 1920 diresse i Concerti del Museo di Francoforte e
dal 1921 al 1929 la New York National Symphony Orchestra. Durante
questi anni affidò l'Orchestra del Concertgebouw a vari
direttori ospiti principali, come Bruno Walter, Karl Muck e
Pierre Monteux.
Alla fine Mengelberg tornò ad Amsterdam, a causa delle
divergenze con Arturo Toscanini, con il quale aveva condiviso la
direzione dell'orchestra di New York dal 1928 al 1929. L'Università
di Utrecht lo nominò fra i suoi insegnanti nel 1933, ma lui non
vi insegnò mai, fatta eccezione per la sua conferenza inaugurale.
Nel 1933 fu nominato Professore di Musica all'Università di
Utrecht e nel 1935 celebrò il suo quarantesimo anniversario come
Direttore Musicale del Concertgebouw con un festival di brani di
compositori olandesi di tutti i periodi. Nel 1945 la sua
reputazione e la sua carriera naufragarono su uno scoglio
politico.
Mengelberg sostenne la musica contemporanea e diresse prime
esecuzioni di lavori dei seguenti compositori:
A New York diresse brani di
compositori come Kurt Atterberg, Nicolai Berezovski, Simon
Bucharof, Alfredo Casella, Gaspar Cassadó, Darius Milhaud,
Ottorino Respighi, Ernest Schelling, Bernard Wagenaar e Emerson
Whithorne.
Diresse anche molte prime esecuzioni di lavori di compositori
americani ed europei come Ernst Bloch, James Dunn, Manuel De
Falla, Pierre Ferroud, Paolo Gallico, Samuel Gardner, Heinrich
Gebhard, Rubin Goldmark, Henry Hadley, Howard Hanson, Heinrich
Kaminsky, Riccardo Pick-Mangiagalli, John Powell, Henri Rabaud,
Lazare Saminsky, Karol Szymanowsky, Germaine Tailleferre,
Alexandre Tansman, Deems Taylor, George Templeton-Strong e
Hermann Hans Wetzler.
Dal 1942, comunque, l'occupazione nazista aveva gettato un'ombra
sulla vita orchestrale olandese. Molti membri non ariani del
Concertgebouw erano stati licenziati. Paura e tensione
raggiunsero livelli altissimi, trasformandosi in una certa
forzatura e difficoltà nella qualità delle esecuzioni. Gli
ultimi anni di Mengelberg sono un racconto triste e tragico. Come
molti che non lasciarono il continente europeo nella seconda
guerra mondiale, fece sforzi celati e considerevoli contro le
ingiustizie per proteggere colleghi musicisti e mantenere le
libertà artistiche come meglio poteva, ma continuando
regolarmente a dirigere nei territori occupati dai nazisti venne
segnato, pronto per diventare un capro espiatorio pubblico.
Immediatamente dopo la guerra le sue onorificenze gli furono
tolte dalla Corona olandese, con successivo ritiro del passaporto
e divieto di dirigere da parte del governo olandese. Si ritirò
vergognosamente in esilio in Svizzera fino alla morte, il 22
marzo 1951. Mentre Furtwängler sopravvisse e Herbert von Karajan
prosperò con l'avvento dei dischi Long-Playing nel dopoguerra,
al mondo fu negata una potenzialmente affascinante "Estate
di San Martino" di uno dei più grandi geni della direzione
d'orchestra.
Come uno dei maggiori e più popolari direttori d'orchestra dei
suoi tempi, Willem Mengelberg ha lasciato un considerevole
lascito in registrazioni commerciali e senza dubbio ci sono
registrazioni radiofoniche di sue esecuzioni che riposano in vari
archivi radiofonici. Dall'evidenza delle incisioni note siamo in
gradi di vedere Mengelberg come un tecnico ed un artista di
massimo livello. Il suo controllo era assoluto, e la sua abilità
nel modellare il tempo nelle grandi forme e bilanciare le
tessiture orchestrali più complesse è facile da sentire. Le
inflessioni dei tempi e delle dinamiche hanno a che fare con la
struttura e non sono imposte arbitrariamente. Oltre a questo,
richiese ed ottenne il meglio dai suoi musicisti. Forse, nella
grande quantità di revival retrospettivi di questi anni, la
nuova generazione dovrebbe venire a conoscenza del lavoro di
questo gigantesco interprete dell'era romantica, una figura
storica di prima grandezza, il cui patrimonio registrato è stato
oscurato dal progresso tecnologico delle registrazioni e ancora
di più dal mercato discografico. Forse adesso questa stessa
tecnologia può fornire gli strumenti per questa rivisitazione.
Gli olandesi presero molto male che durante l'occupazione tedesca
il loro artista più celebrato si fosse comportato come se niente
importasse al di fuori del mondo della musica e dell'orchestra.
Sordo e cieco a tutto quanto si scopriva a discredito del paese
dal quale venivano i suoi genitori, dove lui stesso aveva
studiato e lavorato, non credette ad una sola parola. Ma l'uomo
che durante una prova con l'Orchestra Filarmonica di Vienna
richiamò l'orchestra al silenzio battendo la bacchetta e dicendo
"E voi non suonate Mahler, che è il più meraviglioso che
ci sia!" fu anche l'uomo che negli stessi anni, alzandosi a
parlare per quattro volte in un banchetto in suo onore a Berlino,
finì ogni breve discorso con il saluto "Heil Hitler."
Non capì mai - e questo è tragico quanto disonorevole - il veto
che fu imposto su di lui dopo la liberazione. Nel 1945 gli fu
vietato di dirigere in Olanda a causa della sua cooperazione con
le truppe di occupazione e andò in Svizzera per il resto della
sua vita.
Recenti informazioni sembrano provare che fu vittima di una
politica del dopoguerra. Mengelberg difese circa 40 membri ebrei
della sua orchestra dall'internamento in campi nazisti. Gli
sembrò che il meglio per la sua orchestra fosse di rimanere
attivo e dirigere concerti nonostante le circostanze della guerra.
Continuò a dirigere musica dei compositori "proibiti"
(come Mahler).
Johan de Meij (1953)
nato a Voorburg nel 1953, ha studiato trombone e
direzione d'orchestra al Conservatorio
Reale di Musica dell'Aia. Ha raggiunto fama internazionale come
compositore e arrangiatore. Il suo catalogo consiste di
composizioni originali, trascrizioni sinfoniche e arrangiamenti
di musiche da film e da musical.
La Sinfonia n.1 Il signore degli anelli, basata sulla
novella Best Seller di Tolkien dallo stesso titolo, è stata la
sua prima composizione importante per banda sinfonica ed ha
ricevuto il prestigioso Premio di Composizione Sudler nel 1989.
La versione orchestrale è stata eseguita per la prima volta nel
2001 dalla Rotterdam Philharmonic Orchestra. Anche altre sue
grandi composizioni, come la Sinfonia n.2 La grande mela,
il T-Bone Concerto (per trombone e orchestra di fiati) e
Casanova (per violoncello e orchestra d'archi) sono nel
repertorio delle migliori bande del mondo. Casanova è
stato premiato con il Primo Premio al Concorso Internazionale di
Composizione di Corciano (Italia) nel 1999 e un anno dopo il
brano The Red Tower ha vinto l'Oman International
Composition Prize.
Accanto alla composizione, Johan de Meij è anche attivo in altri
campi della musica. Suona come trombonista con l'orchestra «De
Volharding» (La Perseveranza), la Amsterdam Wind Orchestra e
suona regolarmente come sostituto con la Radio Chamber Orchestra.
È molto richiesto come direttore ospite: ha diretto concerti e
seminari in quasi tutti i paesi europei, in Giappone, Singapore,
Brasile e Stati Uniti.
Glenn
Miller
Nato a Clarinda, Iowa, il 1 marzo 1904, Glenn Miller si
dedicò alla musica fin dai tempi del college, a Fort
Morgan, nel Colorado. Interrotti gli studi universitari, nel 1921
debuttò con la band di Boyd Senter, unendosi poi - come
trombonista e/o arrangiatore - ad alcune delle più note
orchestre di quegli anni, come quella di Ben Pollack, Red Nichols,
Benny Goodman, Smith Ballew, Ray Noble e di Tommy e Jimmy Dorsey.
Nel 1937 Miller fondò un complesso proprio che però si sciolse
poco dopo per problemi finanziari. L'anno successivo costituì un
secondo gruppo che ben presto si affermò come la più autorevole
orchestra da ballo americana del momento. Le prestigiose
esibizioni al Glen Island Casino, a New Rochelle nei pressi di
New York, e al Meadowbrook, nel New Jersey, gli consentirono di
effettuare numerose registrazioni radiofoniche che contribuirono
non poco ad accrescere la popolarità del suo complesso, il quale
nel 1941 e nel 1942 apparve anche in due film, rispettivamente Sun
Valley Serenade e Orchestra Wives.
Nel 1942, con clamoroso ed inaspettato gesto patriottico,
Miller sciolse l'orchestra arruolandosi con il grado di capitano
(ottenne poi quello di maggiore) nell'aeronautica militare
statunitense. Fondò allora la All-Star Air Force Band, forte di
42 membri, per l'intrattenimento delle truppe e di tutto il
personale impegnato nelle operazioni belliche con esibizioni dal
vivo o per mezzo di trasmissioni radiofoniche. Il 15 dicembre
1944, mentre si trovava con la sua band in Gran Bretagna,
s'imbarcò su un piccolo aereo alla volta di Parigi per
organizzare una serie di concerti nella capitale francese da poco
liberata; l'apparecchio, tuttavia, non arrivò mai a destinazione
precipitando nel Canale della Manica, non è ancora chiaro se
abbattuto per errore dall'aviazione inglese o a causa del
maltempo.
Glenn Miller e la sua orchestra costituiscono uno dei fenomeni
più rappresentativi della cosiddetta "Swing Era",
espressione musicale dello straordinario desiderio di riscatto e
dell'ottimismo che attraversarono la società statunitense all'indomani
della crisi del '29 (va tuttavia precisato che il termine swing
oltre ad indicare uno specifico momento della storia del jazz,
si riferisce più genericamente ad una tipica qualità dello
stile esecutivo jazzistico, caratterizzata da quell'inconfondibile
sensazione di asimmetrico dondolio ritmico, derivante dalla
tendenza - inesprimibile a parole - a spostare gli accenti sulla
parte debole della scansione del tempo).
Ma se quel particolare momento storico costituì l'indispensabile
premessa socioculturale del successo di Glenn Miller, così
come l'affermazione della radio come mezzo di comunicazione di
massa e lo sviluppo dell'industria discografica ne
rappresentarono i necessari presupposti economici, fu
essenzialmente sull'accurato perfezionismo delle sue esibizioni e
dei suoi arrangiamenti (i quali nel 1943 ebbero anche
sistemazione teorica nel Method for Orchestral Arranging) che
si costruì la grande popolarità del trombonista americano. Il
dinamico rapporto tra solista e orchestra, l'equilibrio tra
impulso vitale e calore d'espressione, il senso innato del "dondolio"
ritmico swing e l'inimitabile combinazione di libertà e
rigore sono le principali qualità del suo stile esecutivo,
imitato con esiti più o meno originali da molte delle principali
big band degli anni Trenta e Quaranta. Inconfondibile è
rimasto, in ogni caso, il cosiddetto "suono Glenn Miller",
consistente nel raddoppiare la melodia del sax tenore con un
clarinetto un'ottava più in alto, il che conferiva all'esecuzione
risonanze timbriche assolutamente particolari.