Gioacchino Rossini: Gazza ladra e Guglielmo Tell
di Andrea Conti

Affrontando lo studio di un qualsiasi brano dobbiamo considerare che la sua collocazione storica e filologica può aiutarci a capire le intenzioni dell'autore e quindi suggerirci il modo di interpretare ed eseguire il brano stesso.

La prima della Gazza Ladra, 21ª opera di Rossini, fu nel 1817 a Milano, mentre la prima di Guglielmo Tell (sua 40ª opera) fu nel 1829 a Parigi.

Nelle sue 40 opere, di cui circa 20 fanno tuttora parte del repertorio dei teatri lirici, Rossini scrive per i tromboni solo in una decina di queste. Sicuramente, il volume sonoro era minore ed il suono più chiaro, dato che gli strumenti dell'epoca arrivati fino a noi hanno un canneggio piccolo, molto simile al modello 16 della Bach. Proprio intorno al 1820 arriverà la tecnica dei pistoni, che porterà allo strumento più usato in Italia e per il quale hanno scritto tutti i compositori d'opera italiana: il trombone a pistoni.

Tutto questo suggerisce, a mio parere, che cosa cercava Rossini nella Gazza Ladra quando scriveva per il trombone. Nonostante le varie orchestrazioni in circolazione (esiste una registrazione della Chicago Symphony, diretta da Fritz Reiner, con tromboni e basso tuba) sembra che l'originale preveda un solo trombone: il nostro strumento viene quindi usato per rinforzare la sezione grave degli archi e dei legni (come il raddoppio al fagotto nella Cenerentola, sempre di Rossini). Se accettiamo questa chiave di lettura, la sonorità dovrà essere tale da non incidere troppo sul suono globale dell'orchestra, che quindi non dovrà essere "ottonoso". L'articolazione dovrà essere simile al "balzato" dei violoncelli e quindi corto e accentato, ma non troppo. Da considerare che nell'arpeggio iniziale le note di un quarto dovranno essere ben staccate e separate, mentre le scale che seguono potranno essere un po' più lisce.

Credo che lo stesso concetto possa essere applicato sia all'esecuzione in orchestra, dove la dinamica potrà diventare maggiore, che all'esecuzione in un'audizione.

Veniamo ora alla Sinfonia del Guglielmo Tell: ultima opera di Rossini, che all'epoca aveva 37 anni ma che vivrà per altri 39 anni come grande conoscitore e critico del mondo dell'opera, Guglielmo Tell rappresenta il tentativo del più grande compositore dell'opera buffa italiana di avvicinarsi al romanticismo. Probabilmente Rossini trovava che la sua musica non era più adatta ai tempi ed alle idee del mondo che lo circondava e tutto ciò motiverebbe la fine della sua attività di compositore, chiusa però con un'opera dove l'uso degli strumenti sarà più completo che mai, con un approfondimento delle capacità espressive dell'orchestra. Già nella sinfonia si ha un uso magistrale del violoncello, del corno inglese, del flauto e delle trombe. Anche l'armonia si fa più complessa, abbandonando l'accompagnamento basato sul ripetuto rapporto armonico I - V che ha caratterizzato quasi tutte le sinfonie d'opera precedenti. Per avere ancora più possibilità descrittive ed espressive Rossini usa i tromboni nella descrizione del temporale, in un modo che ricorda, ma che precede di oltre 21 anni, il Lohengrin, prima opera realmente wagneriana di Richard Wagner.

Tutto questo giustifica una maggiore presenza sonora dei tromboni nel colore orchestrale, dove sono ben più protagonisti che non nella Gazza Ladra, ma senza dimenticare che non abbiamo a che fare con un compositore del 20º secolo. La scrittura prevede un incastro ritmico perfetto fra le scale discendenti degli strumenti acuti (ottavino, flauti, oboi, clarinetti, violini primi e secondi) e le scale ascendenti degli strumenti gravi (fagotti, tromboni, violoncelli e contrabbassi), il tutto sottolineato dal ritmo delle percussioni e dei timpani, che continuano a suonare il battere ogni due quarti.

Diventa necessaria la massima precisione ritmica, senza mai arrivare tardi né anticipare la prima nota delle scale, situazione che porterebbe ad un totale sbandamento ritmico dell'orchestra. La scrittura della partitura obbliga a non suonare troppo forte la nota lunga che precede le scale: la dinamica giusta delle note lunghe sarà quella che permetterà di rendere ben udibili le scale degli altri strumenti. L'articolazione dovrà essere ben staccata ed accentata, anche per rendere l'effetto della tempesta descritta dalla musica. Sia in orchestra che in sede di audizione sarà importante che tutte le note delle scale siano ben udibili, in modo da sottolineare l'andamento armonico di ogni scala. Nella fase di preparazione del passo con la sezione dei tromboni diventa fondamentale che tutti "sentano" insieme il battere che precede la scala, in modo da evitare imprecisioni nella partenza delle scale. In realtà è sufficiente far coincidere il primo ottavo (quello legato) con l'ultimo colpo di gran cassa. Nell'esecuzione di questo passo può essere d'aiuto continuare a pensare il tempo in quattro, quindi considerando i quarti. Probabilmente un'articolazione meno aggressiva ed una dinamica un po' più leggera sono preferibili in un'audizione, dove il trombone suona da solo e certe dinamiche non sarebbero giustificate dal suono dell'orchestra.


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