La musica secondo... Luciano Pavarotti
Da un'intervista del giugno 1983.
Nel 1982 Idomeneo fu rappresentato per la prima volta al Metropolitan di New York con Pavarotti nella parte di Idomeneo e un cast che comprendeva Hildegard Behrens (Elettra), Ileana Cotrubas (Ilia) e Frederica von Stade (Idamante). Regista era Jean Piere Ponnelle e direttore James Levine. L'opera fu poi rappresentata a Salisburgo nel 1983 e alla Scala di Milano nel 1984. Alcuni mesi dopo le rappresentazioni newyorkesi Sergio Segalini intervistò Pavarotti mentre stava interpretando la Luisa Miller a Parigi. Riportiamo qui un estratto di quell'intervista.
- Dopo aver intepretato parti da tenore tipicamente lirico di grazia Lei si è progressivamente sempre più dedicato a ruoli drammatici come Radames, Calaf e Manrico: ora, all'improvviso, si sta volgendo a una forma di belcanto con Idomeneo...
Fra i ruoli drammatici menzionerei senza dubbio
anche quello di Rodolfo nella Luisa Miller: per esempio
nell'ultimo atto la tessitura è simile a quella di Otello.
Trovatore è un'opera che implica soprattutto l'uso
della parte bassa dell'estensione della voce. È forse l'opera di
Verdi più bassa per un tenore, ad eccezione delle
note alte di «Di quella pira» che comunque non furono mai
scritte.
Questi lavori sono stati scritti in un contesto belcantista in
cui l'immaginazione del cantante gioca un ruolo importante nel
leggere la partitura. Nondimeno quando decisi di interpretare
ruoli un po' più impegnativi non avrei mai pensato di cantare in
Elisir d'amore, Lucia o Rigoletto che
non abbandonerei mai. Se mi accorgessi di non poter più cantare
la parte di Nemorino sarebbe una tragedia, visto che è un
personaggio per il quale provo molta simpatia. È vero che non è
facile cambiare opera in poco tempo: per esempio interpretare la Turandot
a S. Francisco dopo Elisir d'amore a Chicago è stato
relativamente semplice, mentre il contrario sarebbe stato
impossibile. Bisognerebbe sempre concedersi un paio di settimane
di riposo per trovare "l'altra voce" necessaria per l'opera
successiva.
Quella di Idomeneo è una parte che ho sognato di cantare per
anni. La gente ha dimenticato che ho cantato nel ruolo di
Idarnante a Glyndebourne nel 1964. Da allora, quando il ruolo di
Idomeneo fu interepretato da Richard Lewis, sono sempre rimasto
affascinato da questo personaggio che è diviso fra l'obbligo di
far uccidere il proprio figlio e il suo amore di padre. Tale
sentimento è espresso dalla musica di Mozart come meglio non si
potrebbe.
È da allora che ho continuato ad approfondire la parte: da un
punto di vista puramente vocale non può essere definito un ruolo
drammatico, ma l'estensione lo rende molto difficile.
Non credo potrei per esempio cantare Idomeneo una sera e
Puritani la successiva, visto che avrei certamente
bisogno di un po' di tempo per adattare la mia voce. Il lato
drammatico del personaggio di Idomeneo è nell'espressione,
mentre non c'è una grande difficoltà nella tessitura drammatica.
Il mio grande rimpianto è che di fatto non esistano grandi parti
per tenore nelle opere di Mozart. Crede che dovrei
necessariamente cantare una parte come quella di Don Ottavio? Per
rendere la scena plausibile bisognerebbe scegliere molto
attentamente dei colleghi che si adattino alla mia presenza
scenica. Cantando la parte di Don Ottavio non mi sento comunque
molto Donizetti, per esempio: «Dalla sua pace» e «Il mio
tesoro» appartengono alla tradizione belcantistica italiana.
Con l'Idomeneo Mozart si spinge un po' più in là.
Diversamente da Don Ottavio, Idomeneo è un personaggio forte sia
musicalmente che drammaticamente, e io ho avuto il privilegio di
interpretare questa parte con Levine e Ponnelle: non avrei potuto
pretendere di meglio. La diffidenza della gente nei confronti
dell'opera ha solo contribuito a ingrandire il successo: Idomeneo
ha costituito la grande attrazione della stagione al Metropolitan.
- E dopo il Metropolitan viene Salisburgo.
Devo dire che mi sento un po' più emozionato a questo riguardo: cantare Mozart a Salisburgo rappresenta una specie di consacrazione. È la prima volta che sono giunto al punto di eliminare la vacanza che volevo prendermi per partecipare a questo evento prestigioso. Successivamente sarò impegnato con Idomeneo anche alla Scala.
- Siamo di fronte a una chiave di volta nella Sua carriera?
Effettivamente non canto più opere come Turandot, Favorita e Puritani. La mia recita di addio è stata tenuta al Metropolitan con Joan Sutherland. Sentivo di aver raggiunto dei risultati molto buoni e che sarebbe stato difficile raggiungere condizioni ugualmente favorevoli nel futuro. La stessa Joan Sutherland non canterà più Puritani. È comunque molto difficile abbandonare delle opere, anche perché non sempre i teatri comprendono. Quando decisi di non cantare una Turandot a Parigi con Montserrat Caballé ci furono alcune incomprensioni e addirittura si arrivò a minacciare azioni legali. Fortunatamente poi tutto si è appianato e sono potuto tornare a Parigi per Luisa Miller. Nel novembre del 1984 canterò Tosca e poi Elisir d'amore, un'opera che mi piace.
Sergio Segalini (Parigi, Giugno 1983)