La musica secondo... Arturo Toscanini

Alcune registrazioni

Arturo Toscanini (Parma 1867 - Riverdale, New York Gennaio 1957). Alcune registrazioni in cui è possibile ascoltarlo come preparatore orchestrale (mentre prova La Traviata) e come direttore.

G. Verdi: Messa da Requiem - Te Deum

(Arturo Toscanini Recording Association - ATRA-240)

Arturo Toscanini diresse per la prima e, rispettivamente, l'ultima volta la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi in occasione del primo e del cinquantesimo anniversario della morte del compositore. Fra il concerto tenuto al Teatro della Scala il 27 gennaio 1902 e la trasmissione dal vivo della Carnegie Hall di New York alla stessa data del 1951, Toscanini diresse altre ventisette esecuzioni dello stesso lavoro - molte a Milano e a New York, ma altre a Roma, Vienna, Salisburgo, Londra, Lucerna e Buenos Aires. Negli ultimi anni diverse delle esecuzioni del Requiem di Toscanini furono trasmesse e registrate. La versione pubblicata dalla RCA, quando il Maestro era ancora in vita e che successivamente è stata ristampata più volte, documenta la sua ultima realizzazione dell'opera, anche se non integralmente, poiché, cosi come era stata registrata, conteneva numerosi errori. E Toscanini non diede il suo benestare alla riproduzione su disco fino a quando non si procedette alla sostituzione di alcune frasi musicali con quelle già registrate nei giorni precedenti durante le prove. Cosi come fu pubblicata, contiene ancora alcuni errori rilevanti oltre a molti episodi di canto mediocre da parte dei solisti, ma, nel complesso, questa versione del Requiem risulta essere la più potente e soddisfacente, dal punto di vista musicale, che sia stata immessa fino ad oggi sul mercato discografico.

Ma per quanto sia commovente l'interpretazione del 1951 (come pure tutte quelle non pubblicate) la registrazione fondamentale di quest'opera sotto la direzione di Toscanini resta, senz'altro, quella effettuata dal concerto dell'orchestra della NBC il 23 novembre 1940. (Quella del 1938 è pari ad essa dal punto di vista musicale ma inferiore come suono - almeno nelle edizioni che ho sentito io). Si trattava di una serata a beneficio di un ospedale, il che spiega perché ebbe luogo nella Carnegie Hall che ha 2800 posti, invece che nello studio 8-H da 1200 posti della RCA, dove, fino al 1950, si tennero la maggior parte dei concerti di tale orchestra. La diversità di luogo spiega perché il suono della registrazione, sebbene ovviamente non all'altezza dei livelli tecnici di oggi, non abbia niente di quella qualità sgradevolmente metallica che sciupa molte delle trasmissioni della NBC. La caratteristica più saliente dell'interpretazione del 1940 è la sua straordinaria flessibilità, percepibile praticamente in ogni battuta. Nel rispetto di ciascun tempo, ogni frase è un'entità finemente scolpita che riflette il testo e che, al contempo, si fonde splendidamente con tutte le altre. Le esecuzioni del Requiem di Verdi spesso enfatizzano gli aspetti drammatici dell'opera a detrimento di quelli lirici, o viceversa, ma Toscanini qui li armonizza in modo completamente convincente. Il fatto che sia riuscito a tanto può essere spiegato solo se si fa riferimento al fenomeno Toscanini nel suo insieme. Pur tuttavia, un importante fattore concreto dello splendido risultato consiste nel suo evitare l'eccessivo dettaglio. Si prenda, ad esempio, la fine della sezione "Salva me" del "Dies Irae", subito prima del "Recordare": di solito, dopo che le voci del basso e del coro si sono librate sempre più in alto nelle loro sei battute (370-375) di "salva me," i direttori permettono agli esecutori, e addirittura li sollecitano, a fare le due misure successive in un tremendo crescendo che sfocia poi in un tutta forza generale; subito dopo il volume di suono dell'orchestra deve decrescere rapidamente in modo che si possa sentire l'ingresso degli archi sulla croma (battuta 379). Toscanini invece deve aver pensato che, dal momento che Verdi aveva già indicato una serie di crescendo in forma di stretto nell'intreccio dei motivi del "Rex Tremendae" e del "Salva me," le battute successive dovevano essere suonate come denouement della sezione precedente e transizione alla successiva. Pertanto egli fa fare sia agli orchestrali che ai cantanti un crescendo moderato fino ad un unico forte, fa entrare gli ottoni sommessamente (cosi come Verdi aveva indicato) sull'accordo più grande, e lascia che la frase si smorzi a poco a poco, consentendo così agli archi di fare la loro nuova entrata senza forzatura. Questo è uno dei molti esempi della visione architettonica che fecero di Toscanini Toscanini.

La registrazione presenta tratti di canto superbo, specialmente da parte della Milanov e di Björling. Nel loro registro e nei loro repertori essi furono i migliori cantanti dell'epoca, ed ambedue furono ideali per il Requiem, che richiede voci in grado di librarsi con apparente facilità ma pure capaci di grandissima potenza quando necessario. Anche la Castagna e Moscona cantano bene, sebbene non siano al livello dei loro partners e, oltre che per le qualità delle voci individuali, il canto è notevole per modulazione, equilibrio, unita di stile e di fraseggio, chiarezza di enunciazione e continua comunicatività musicale. L'orchestra ed il coro sono rimarchevoli.

Se nel "salva me," ed in molti altri punti, Toscanini raggiunge il suo scopo obbedendo esplicitamente alle istruzioni del compositore, vi sono invece luoghi nella partitura in cui egli altera il fraseggio vocale e la sillabazione, altri in cui flette considerevolmente i tempi per ottenere piccole enfasi testuali (ad es. nel "Quid sum miser", la cesura e il ritenuto nel mezzo della frase "cum vixi justus et securus" - battuta 302), e altri ancora in cui egli perfino riscrive alcuni punti (ad es. la diversa utilizzazione delle parti vocali nelle battute 119-121 del "Kyrie" e l'eliminazione dei trilli del basso e del tenore nelle battute 138 e 150 dell'"Offertorio"). Tutti questi cambiamenti hanno una precisa motivazione e tutti, specialmente le riscritture, sono altamente discutibili. Toscanini, come altri musicisti seri e interessati alla ricerca, cambiò opinione infinite volte su dettagli di questo genere. Quasi tutti i suoi tempi sono più lenti di quelli prescritti dalle indicazioni metronometriche di Verdi, ed alcuni di essi (ad es. il "Confutatis" e il "Lacrymosa") lo sono in modo considerevole. La durata totale di questo Requiem è all'incirca di cinque minuti e mezzo maggiore (cioè il sette per cento) della versione della RCA.

Perché Toscanini non approvò questa esecuzione per la pubblicazione - sempre che si sia mai presentata la possibilità di realizzarla? Molto probabilmente perché contiene alcuni errori eclatanti che noi, quasi mezzo secolo più tardi, possiamo facilmente vedere in prospettiva, ma che devono essere stati per lui delle spine nel fianco. Nel "Mors stupebit" (battuta 153 del "Dies Irae") uno o due violini entrano un movimento prima, distruggendo il senso de Il Vuoto che Verdi voleva comunicare. (Questa imperfezione spiega probabilmente perché Toscanini accelleri impazientemente sulle battute che seguono, che nelle altre versioni sono più lunghe e più retoricamente efficaci.)

Alla battuta 147 dell'"Offertorio", Moscona canta la seconda nota del suo "laudis" mezza battuta in anticipo e talvolta è stonato nel suo primo a solo del "Lux aeterna"; e Björling fa un serio errore alla battuta 28 del "Lux aeterna", eclissandosi completamente per le due misure successive. La Milanov, nel suo lungo a solo con accompagnamento del coro (battuta 132-170) nel "Libera me" diventa sempre più nervosa e a corto di fiato a mano a mano che si avvicina al Si bemolle terribilmente alto (Toscanini la salva da un maggiore imbarazzo, seguendola e tagliando corto le minime del coro nelle battute 155, 166 e 168). Ella riesce ad arrivare al Si bemolle, ma con un tremolio strozzato. Peggio ancora succede quando, al suo primo ingresso dopo la fuga finale, la stessa cantante entra rovinosamente una battuta prima (403 invece di 404), trascinandosi dietro parte del coro, e il pasticcio non si risolve completamente fino alla battuta 409. Ma gli incidenti occupano, in tutto, meno di un minuto della lunghezza totale del Requiem. Ed è molto, ma molto improbabile che noi potremo mai ascoltare una esecuzione di quest'opera più trascinante di questa.

Il concerto dal quale questa registrazione fu tratta iniziava con un piccolo brano particolarmente caro a Toscanini: il Te Deum dai quattro pezzi sacri di Verdi. Tre di questi (lo Stabat Mater, Laudi alla Vergine Maria e il Te Deum) furono le sue ultime composizioni e Toscanini li aveva eseguiti per la prima volta in Italia il 26 maggio 1898, durante l'esposizione Internazionale di Torino. L'anno seguente li presentò al pubblico milanese in un concerto alla Scala e più tardi eseguì il Te Deum con l'Orchestra Filarmonica di New York (1931), l'Orchestra Filarmonica di Vienna (1937), l'orchestra sinfonica della NBC (1940, 1945, 1945, 1951 e 1954) e di nuovo alla Scala (1946 e 1950). L'ultima esecuzione della NBC fu incisa dalla RCA. Dopo aver diretto la premiere, il trentunenne Toscanini, accompagnato dal maestro del coro Aristide Venturi e dal presidente della società dei concerti di Torino, Giuseppe Depanis, fece visita a Verdi, che aveva prolungato la sua solita residenza invernale a Genova. "Ci ricevette nella sua camera da letto" riferì più tardi Depanis, "che era tutta decorata di schizzi, disegni e caricature… Toscanini si sedette al pianoforte e non ci volle molto perché il vecchio Maestro e il giovane direttore si comprendessero a fondo. Verdi ammirò la velocità di intuizione di Toscanini. In quanto a me, ammirai quel grande vecchio di ottantacinque anni che al piano recuperava la sua energia giovanile. La sua voce, fioca all'inizio, presto divenne chiara e imperiosa, i suoi occhi scintillavano e nessun dettaglio del modo di suonare di Toscanini gli sfuggì. Spiegava le sue idee in frasi brevi, precise, colorite che dicevano molto di più di un lungo commento…" Negli anni successivi Toscanini rievocava che, mentre stava suonando il piano per Verdi, ad un certo punto aveva rallentato il tempo, sebbene la partitura non contenesse tale indicazione. Verdi si complimentò con lui, alla qual cosa il direttore disse: "Maestro! Se Lei soltanto sapesse quanto questo mi ha angustiato! Perché non ha scritto il rallentando?" "Se lo avessi scritto," replicò Verdi "un cattivo musicista lo avrebbe esagerato; ma se uno è un buon musicista lo sente da sé e lo suona come ha fatto lei. Non c'era alcun bisogno di scriverlo." Fu una lezione che Toscanini ricordò per tutta la vita.

Harvey Sachs

G. Verdi: Prove della Traviata, Finale secondo

(Relief CR 1812)

Questa registrazione delle prove d'orchestra della Traviata risale al 1946, anno D.o.c. per le registrazioni verdiane dell'allora ottantenne Arturo Toscanini. Il documento non ha soltanto un grande valore storico ma è anche una chiave all'approccio definitivo di Toscanini verso le partiture del Grande Vecchio. Gli elementi che colpiscono sono la varietà dinamica, la tensione drammatica e, soprattutto, lo stringere in accelerandi spinti fino alla frenesia: il risultato è elettrizzante.

L'orchestra ripete i brani mentre Toscanini insiste, coccola, disprezza e incoraggia, in un misto sgangherato di inglese ed italiano, finché non ottiene quel che vuole dalla sua splendida N.B.C. orchestra.

L'interpretazione del secondo atto dell'opera esemplifica il commento del Maestro di qualche anno prima: "di Verdi apprezzo non soltanto la ricchezza delle melodie, ma anche la forza sicura del dramma musicale". Durante la partita a carte gli archi sono tenuti in pianissimo mentre il motivo ripetuto di Violetta "Pietà gran Dio, di me…", si stende sopra i loro ritmi serrati, non languido e lamentoso come troppo spesso accade, ma anzi, tesissimo nell'erotismo e nel trauma che la protagonista prova nel rivedere l'amante. L'inesorabile conflitto fra i due motivi culmina, come vuole Toscanini, in un "fulmine". Il finale è splendido.

Mai il coro nell'ultimo atto fu più tragicamente allegro, e l'interpretazione che il vecchio maestro dà, con voce tremante, di "Addio del passato" andrebbe studiata in ogni minimo particolare, non solo dagli altri direttori, ma anche dalle molte prime donne che pensano di saperne qualcosa.

Qualità discreta del suono, anche se c'è un po' di fruscio qua e là.

Vivien A. Hewitt - Harvey Sachs

L. v. Beethoven: Sinfonie 1 e 4, Ouverture del Fidelio

(Relief CR 1981)

L'approccio di Toscanini a Beethoven ci è preminentemente conosciuto tramite il famoso e diffusissimo ciclo della RCA dei primi anni '50. Tuttavia, le interpretazioni di questo nuovo CD, registrate dal vivo dal ciclo sinfonico di Beethoven della NBC, nel 1939, ci rivelano questo direttore in una luce completamente diversa. È vero che Toscanini mostra qui lo stesso vigore che ha manifestato durante tutta la sua carriera interpretativa, ma l'intensità musicale qui non è raggiunta grazie a ritmi rigidi ed estremamente veloci che hanno caratterizzato tante delle sue ultime registrazioni. Infatti, Toscanini raggiunge la stessa intensità usando tempi più lenti, un rubato caldo e flessibile, un'esecuzione più cantabile. Il risultato getta una luce contrastata sulla partitura, interpretata con pari vigore, ma mette maggiormente in evidenza le sfaccettature di questa musica.

Concerto finale

(Arturo Toscanini Recording Association - ATRA-3008)

L'ultimo concerto di Toscanini alla Carnegie Hall (4 Aprile 1954), quando perse la memoria, e il primo violino salvò la situazione segnalando il tempo all'orchestra. Nello studio di registrazione in quel momento c'era Guido Cantelli il quale diminuì il volume dei microfoni, e l'aumentò di nuovo solo quando il Maestro aveva ripreso controllo della situazione. La registrazione è interessante soprattutto per i dettagli e la brillantezza che offre agli archi, specialmente a quelli di registro più alto. Il Preludio a Lohengrin e i Mormorii nella Foresta di Sigfrido lasciano infine trasparire tutta la fantastica intensità così caratteristica di Toscanini.


DISCOGRAFIA DI ARTURO TOSCANINI

AUTORI VARI, Brani da opere, NBC Symph. Orch. RCA 1018

AUTORI VARI, Brani celebri, NBC Symph. Orch. RCA 1019

BEETHOVEN, Sinfonie nn.1 & 2, NBC Symph. Orch. RCA 1015

BEETHOVEN, Sinfonie nn.1 & 4, (1939) NBC Symph. Orch. RELIEF CR 1861

BEETHOVEN, Sinfonia n.3, Egmont Ouv, NBC Symph. Orch. RCA RCCD 1002

BEETHOVEN, Sinfonie nn.4 & 8, NBC Symph. Orch. RCA 1016

BEETHOVEN, Sinfonia n.5; SCHUBERT, Sinfonia n. 8, NBC Symph. Orch. RCA RCCD 1003

BEETHOVEN, Sinfonia n.6, Leonora II Ouv. NBC Symph. Orch. RCA RCCD 1003

BEETHOVEN, Sinfonia n.7 NBC Symph. Orch. RCA 1017

BEETHOVEN, Sinfonia n.9, Farrell, Merriman, Peerce, Scott, Corale Sham, NBC Symph. Orch. RCA RCCD 1005

BRAHMS, Sinfonia n.1 & Variaz. Haydn, NBC Symph. Orch. RCA RCCD 1006

BRAHMS, Sinfonia n.2, NBC Symph. Orch. RCA 1020

BRAHMS, Sinfonia n.3, NBC Symph. Orch. RCA 1021

BRAHMS, Sinfonia n.4, NBC Symph. Orch. RCA RCCD 1022

DVORAK, Sinfonia n.9; SMETANA, Moldau, NBC Symph. Orch. RCA RCCD 1008

MENDELSSOHN, Sinfonie nn.4 & 5, NBC Symph. Orch. RCA RCCD 1007

MOZART, W A., Sinfonie nn.40 & 41, Zauberflöte Ouv., NBC Symph. Orch.RCA RCCD 1001

MUSSORGSKY, Quadri di una esposizione; STRAUSS R., Till Eulenspiegel; DUKAS, L'Apprenti Sorcier. NBC Symph. Orch. RCA RCCD 1009

RESPIGHI, Fontane di Roma, Pini di Roma, Feste Romane, NBC Symph. Orch. RCA RCCD 1010

VERDI, Requiem & Te Deum, Milanov. Castagna, Björling, Moscona, NBC Symph. Orch. ATRA - 240

VERDI, La Traviata (prove), NBC Symph. Orch. RELIEF CR 1812

WAGNER, Antologia orchestrale: Ring, etc., NBC Symph. Orch. FONIT-CETRA CET CDC 3

WAGNER, L'ultimo concerto, 4 Aprile 1954. NBC Symph. Orch. ATRA-3008 (Stereo)


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