La musica secondo... Barry Tuckwell
Barry Tuckwell parla a Stephen Johnson.
Da una intervista del 1988.
«Quasi tutte le cose importanti della mia vita mi sono capitate per caso». Non è affatto il genere di confessione che ci si aspetta da un artista di rilievo internazionale, ma se gli si nomina la parola "ambizione" il cornista Barry Tuckwell, australiano di nascita, si limita a sorridere con modestia. «È vero, pare che niente sia avvenuto secondo i miei progetti. Non ho mai avuto grandi ambizioni. Persino la scoperta del corno fu casuale. Venivo da una famiglia musicale e sapevo leggere la musica prima di imparare a leggere e a scrivere; poi un giorno qualcuno disse «forse potrebbe imparare a suonare il corno», ed io pensai «forse lo potrei davvero!». Avevo studiato violino e pianoforte ma solo quando 'ebbi' il corno - scusate l'espressione - sentii che avevo trovato qualcosa che mi avrebbe fatto diventare qualcuno. Alcuni anni più tardi, sia il mio insegnante che il direttore dell'Orchestra di Sydney, Eugene Goossens, mi suggerirono di andare all'estero per un po', così decisi di andare a Londra - allora pensavo ancora a Londra come alla "madre del Commonwealth". Non avevo intenzione di studiare, andai solo a vedere cosa succedeva dall'altra parte della terra. Il punto di distacco avvene quando cominciai a suonare con la London Symphony Orchestra - allora capii che dovevo rimanere».
Ed ecco come continuò la carriera di Tuckwell. Ben presto fu eletto membro del consiglio della London Symphony Orchestra, e poco dopo fu nominato presidente. Contemporaneamente stava accadendo qualcosa di molto importante per lui. Quasi con sorpresa Tuckwell si rese conto che era sempre più richiesto come solista. «D'un tratto capii che avevo una potenziale carriera di solista nelle mie mani. Era molto entusiasmante ma presto cominciai a sentirmi combattuto tra il suonare come solista e nell'orchestra, cosi lasciai l'orchestra ed ebbe inizio la mia carriera da cornista». Nonostante il suo allegro fatalismo, Tuckwell rimane fedele al suo corno. «Niente mi potrebbe indurre a lasciare il corno - è tutto il giorno che mi esercito! Eppure ho sempre avuto una specie di presentimento che un giorno o l'altro mi metterò a dirigere, anzi, recentemente si è avverato, ma non mi ci vedo a passare dalla carriera di esecutore a quella di direttore».